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La Lilla sez:

La lilla e’ una mia carissima amica che vive gia’ da alcuni mesi in UK. Parlando in chat e’ venuta fuori questa interessante analisi.

Lilla: beh me ne sarò andata dall’italia per qualcosa solo che dovevo farlo prima se avessi fatto qui l’università  sarei + inserita nel tessuto sociale inglese xkà© tutti finiscono x uscire con “gli amici dell’uni” … cmq a parte questo in italia a 28 anni avere un lavoro fisso e convivere con la fidanzata è comunque percepito come “sistemarsi presto”mentre qui è normale dai 21 anni in su…

Lilla: quindi non crea tutta quest’ansia ovverosia, crea ansia come la vita normalmente ne crea, ma è percepito come normale e sano non come “oddio ma che ho fatto potevo starmene a casa da mammà ” xkà© tale opzione dai più semplicemente nn è contemplata anche x me che ho cercato di liberarmi da qs cultura stupida, x esempio, è abbastanza spaventoso pensare di comprare casa, anche se spero l’anno prossimo con calma di decidermi a farlo xkà© mi rendo conto delle implicazioni finanziarie di vivere a lungo in affitto

Me : lo fanno quasi tutti anche un’amica di mia sorella e’ andata a vivere in irlanda da neanche 2 annie gia’ si puo’ permettere ed e’ decisa a farsi casa

Lilla: ma x forza scusa, con poco più di quel che pago di affitto, e io sto in un posto iperconveniente, in 15 anni potrei avere qualcosa che possiedo e che mi posso rivendere x comprare una casa + grande o semplicemente sfruttare x nn dover pagare l’affitto e investire i soldi che ora butto via x qualcosa di utile tipo un investimento o una seconda casa da dare in affitto certo ci sono le tasse, le bollette e i grattacapi, ma non voglio restare povera tutta la vita e voglio andare in pensione prestoinvece in italia il momento di prendere decisioni adulte…è sempre rimandato

Me: popolo di mammoni, io da quando sono andato a vivere per conto mio sono molto piu’ rilassato, ho spesso motivi di contrasto con mio padre

Lilla: sembra che la maggior parte della gente viva in questa specie di limbo postadolescenziale, con una naturalezza sconcertante da parte di gente che magari si avvia x i trenta allora nel tuo caso ciò è stato salutare ma purtroppo molta gente invece in casa sta tanto bene ed è servita e riverita

Lilla: i genitori si adattano a tutto pur di tenere il pargolo in casa, protetto nella sua pseudoinfanzia… esempio: da quando io sono andata a Londra x la prima volta i miei hanno cambiato atteggiamento e parecchio nei miei confronti, diventando molto più accomodanti, xkà© si son resi conto che ero decisa ad andarmene e inconsciamente volevano tenermi a casa, ovvio, ma nel mio caso non è bastato quindi la colpa attraversa le generazioni colpa dei genitori, colpa dei figli, colpa dell’economia, sta di fatto che è un circolo vizioso e non può non influenzare le relazioni

E voi, cosa ne pensate ?

8 replies on “La Lilla sez:”

Ha assolutamente ragione Lilla: in Italia c’è gente che entra nel mondo del lavoro (seriamente) a 30 anni e più (giuro: ricevo curricula di gente che ha la mia età, cioè 32 anni, e fondamentalmente nella vita ha fatto l’Università e poco più…).

Le cause di questo fenomeno sono multiple. La prima è la sfiducia sociale in genere: da noi il potere lo hanno in mano i vecchi e non lo cedono, non ci sono ricambi, ecc.Questo perché c’è sfiducia tra vecchi e giovani e soprattutto c’è un po’ di saccenza-arroganza della generazione sessantottina, che è l’ultima ad essersi conquistata l’accesso nella “stanza dei bottoni” con le lotte e non con la semplice mortalità dei predecessori (che è poi il principale fattore di promozione sociale in Italia).
A me è capitato più volte di fare colloqui di lavoro in cui mi dicevano: “sei titolato ed esperto ma sei anagraficamente troppo giovane per questo posto” (quindi attaccati).

E poi c’è un problema puramente economico: la disoccupazione, la sottoccupazione e il precariato sono tutti giovanili. In questo modo già ci mettiamo una vita a studiare (solo da poco esistono le lauree triennali: prima in Italia si prendeva direttamente il PhD quadri-quinquennale), poi abbiamo una Università che non invoglia il trasferimento (così i giovani si disciulano e vanno a vivere da soli) e soprattutto che rende difficile, se non quasi impossibile, la vita agli studenti-lavoratori (hai presente le segreterie universitarie aperte dalle 9 alle 11 di mattina, in pieno orario lavorativo, no?).
Questo significa che chi si laurea spesso si fa mantenere fino a 25-30 anni, non lavora (perché deve studiare e nello studiare non fa una singola ora di stage in azienda) e quando si laurea si trova a vivere in un paradosso.

Il paradosso è questo: hai un titolo di studio teoricamente elevato e molto abilitante in senso lavorativo e contemporaneamente non hai un singolo minuto di esperienza lavorativa, non sei mai stato a lavorare in un ufficio, non sai rapportarti alle gerarchie, non hai esperienza di vendita, ecc.
E così capitano due cose divergenti: alcuni si adeguano e vanno a fare a 30 anni ciò che altrove si fa a 16, cioè lavorare nei call-center, ecc.
Altri non si adeguano, si incazzano, si sentono frustrati (“cazzo, sono laureata e non mi offrono nessun lavoro”) e vivono in perenne attesa di un lavoro immediatamente gratificante e risolutivo, inviando a mezzo mondo inutili curricula pieni di titoli di studio e con 2 righe di esperienze lavorative.

C’è poi un elemento sociale/culturale: il mammismo in entrambi i sensi. Quindi le famiglie che si adagiano su questa situazione e si cullano i pargoli fino a 30-35 anni e poi i figli che si fanno mantenere ad libitum, tanto la vita è comoda. Questo scenario ha ovviamente tratti affettivi di cui bisogna tenere conto.

Il tutto non so come si risolve. Personalmente ho fatto la scelta di preferire il lavoro alla laurea (lavoro a tempo pieno da quando ho 18 anni, ho 14 anni di contribzioni INPS e se mi gira vado in pensione domani! 🙂 ), finendo per avere un curriculum lungo. E mi sono accorto – pur non facendo il dipendente dagli anni Novanta – che le imprese favoriscono l’esperienza rispetto agli studi (che, lo dico da ex studente universitario che ha dato tutti gli esami ma non ha mai scritto la tesi, non è che siano così difficili da “scremare” i bravi dai non bravi).

Non a caso una persona come Lilla, che ha avuto l’idea intelligente di affiancare studi e lavoro e presa la laurea triennale se ne è fottuta dei 5 anni e ha preferito lavorare, ha fatto la scelta giusta. Per applicare tutto ciò, ovviamente non è obbligatorio andare all’estero (basta comportarsi da anglosassoni in Italia), ma certo là è più facile perché ci sono più opportunità (anche se c’è più concorrenza, i requisiti sono più alti e lì si lavora).

Questo e’ il commento piu’ lungo mai scritto su questo blog 😉

Comunque e’ una situazione disfuzionale: nei paesi nordici quando te ne vai da casa, gia’ come studente, ricevi un sussidio! Da quello che mi diceva una mia amica danese, non e’ altissimo, ma se ti metti a fare qualche lavoretto puoi pagarti un affitto e sostenerti con le tue gambe.

Sono curioso di sapere cosa fara’ questa gente una volta che i genitori saranno troppo vecchi per pensare a loro. O moriranno, nessuno vive per sempre.
Che faranno ? Si riuniranno tra di loro formando delle comuni dove nessuno e’ in grado di pulirsi il culo da solo ?

Beh dai, c’e’ pur sempre “Milano young” l’associazione di giovani figli di papa’, che in futuro si accoppieranno tra di loro e daranno origine ad una nuova generazione di figli di papa’.

E comunque poi si arriva all’assurdo di ditte che pretendono un’eta’ massima di 25 anni, Laurea, competenza in 5 linguaggi di programmazione, database oracle, e magari 5 anni di esperienza nel settore.
Ma siamo scemi ? Secondo voi se avevo 5 anni di esperienza del genere prendevo la laurea ?

Sopratutto nel mercato dell’IT, l’italia e’ un cesso.

Io sono fuori casa da quando ne avevo 21, lavorando e pagandomi l’uni.

Io a 25 anni avevo 4 anni di esperienza, 3-4 linguaggi di programmazione e oracle 🙂

La laurea l’ho presa a 26

Ho appena iniziato l’università, a cui il prossimo anno penso di affiancare un corso presso una scuola tecnica (da una parte la teoria complementare, dall’altra un po’ di pratica).
Se avessi potuto sarei già andata a studiare lontano da casa quest’anno, ma purtroppo per motivi burocratici non ci sono riuscita.

Ho il terrore di “fossilizzarmi” e finire col non muovermi mai da qui, così come fondamentalmente mi sconcerta non poter scegliere a 21 anni se andare a vivere da sola/convivere (=staccarsi dal nido) perché non ne ho i mezzi studiando e lavorando molto poco e probabilmente anche lavorando a tempo pieno non ce la farei comunque.

Tutto ciò mi lascia alquanto perplessa

Beh, io non faccio testo, sono uscito tardi (30 anni). A mia discolpa devo dire che nel mio caso le cose sono andate all’inverso: non sono i miei che hanno mantenuto me, ma IL CONTRARIO…

Poi, è vero che “occorre comportarsi da anglosassoni anche in Italia”. Ora, io e la mia compagna compreremo casa. Non sto a narrarvi gli ultimatum dei suoi (o sotto casa nostra o niente). Fatto sta che, per esigenze lavorative, costo degli alloggi (ma anche perché il posticino ci piace), da Bologna mi trasferirò nel Reggiano.

Insomma, non vi dico gli sguardi stralunati della gente. Manco andassi su Marte… e che cazzo, sono solo 70 chilometri! Ma come, ti allontani dal Centro dell’Universo(tm)? Eh, sì, gente. Voglio vivere, non fare finta di.

Ma la cosa fondamentale è, che a differenza della grande maggioranza dei miei conoscenti, la casa ce la compreremo DA SOLI 🙂 (E affanculo Bologna, che ormai ha il peggio della metropoli…)

Non so se immaginate la soddisfazione….

Poi, la nostalgia colpirà, i problemi di adattamento ci saranno ma, come dico spesso, “andare avanti significa anche cambiare i problemi da affrontare”.

MaxL

PS: molti non escono non perché non vogliono, ma perché proprio NON POSSONO. O vivono in realtà dove trovare un buco in affitto significa salassarsi (Roma, Firenze, Milano, Bologna, ma anche tante città medie del nord, o anche il Riminese — non avete idea di quanto sia caro, per parlare di cose che conosco) o la situazione economica è quella che è.

Guardate, prendere uno stipendio simile e sapere che spenderai il doppio per affittare/comprare casa rispetto a qualcun altro è un formidabile disincentivo alla stanzialità….

La scelta della Lilla l’ho compiuta quasi 7 anni fa ormai, all’estero e’ l’unica soluzione ormai per troppa gente, un vero e proprio disastro, anche perche’ poi tutti vorremmo tornare ma ci rimettiamo troppo….

:((

Paese senza futuro, vedi il sito sulla generazione mille euro…

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