{"id":1954,"date":"2019-06-26T14:17:03","date_gmt":"2019-06-26T14:17:03","guid":{"rendered":"http:\/\/loupgarou.opalstacked.com\/?p=1954"},"modified":"2019-06-26T14:22:52","modified_gmt":"2019-06-26T14:22:52","slug":"viaggio-allinuxante-parte-1-26-giugno-2019","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/garethjax.net\/viaggio-allinuxante-parte-1-26-giugno-2019\/","title":{"rendered":"Viaggio Allinuxante – parte 1 – 26 giugno 2019"},"content":{"rendered":"
Ovvero come mi sono ritrovato a usare Linux dopo una dozzina d’anni che sono passato ad Apple Osx.<\/p>\n
Come ogni storia che si rispetti, rispetti bisogna partire indietro nel tempo. Ma non troppo indietro altrimenti mi smettete di leggere dopo due minuti, per cui torniamo solo al 2015, per la precisione verso l’autunno.<\/p>\n
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Si era appena conclusa la mia breve esperienza come SEO di una startup e il glorioso Macboook Air <\/a><\/strong>che mi aveva accompagnato per circa 5 anni era stato Fatto sta che nel giro di qualche settimana la tastiera aveva smesso di funzionare a causa del liquido entrato dalla porta usb e non aveva senso usare un portatile con una tastiera usb (tantomeno bluetooth). Essendo fuori garanzia, il centro assistenza aveva diagnosticato circa 800 euro per cambiare l’intera piastra madre<\/strong>, pi\u00f9 la manutenzione. In pratica come comprare un macbook air nuovo.<\/p>\n A quel punto, mi sono rassegnato, ho guardato i miei risparmi e mi sono detto “faccio l’upgrade”, quindi decido di acquistare il macbook pro pi\u00f9 carrozzato che posso<\/strong>: 16<\/strong> giga di ram per far girare di tutto e di pi\u00f9, sopratutto l’emulazione di windows 7 per excel e word<\/strong>, 256 giga di disco ssd (il doppio rispetto a prima), schermo retina, 15 pollici invece che 13,<\/strong> per salvaguardare di pi\u00f9 la mia vista.<\/p>\n Arriva Phoenix 3<\/strong>. E da subito lo detesto<\/strong> un pochetto, perch\u00e8 abbastanza spesso e ha dei bordi fastidiosamente taglienti<\/strong>.<\/p>\n Da quando ho fatto il passaggio ad Apple, 4 computer fa, ognuno dei portatili si \u00e8 chiamato Phoenix + numero progressivo.<\/p>\n <\/p>\n Il ruolo del nome di un computer \u00e8 qualcosa di sacro e illogico. Attraverso un nome potente, l’utente spera di acquisire parte del potere del nume tutelare.<\/p>\n Se lo chiami come il Dio del tuono, speri di non avere a che fare con scariche elettriche o che non ti serva un gruppo di continuit\u00e0.<\/p>\n Se lo chiami come il padre dell’Olimpo speri che diventi un server di rete che possa gestire migliaia di connessioni senza bisogno di manutenzioni periodiche.<\/p>\n Nel mio caso si chiamano come la bestia mitologica e immortale<\/strong>, che rinasce dalle sue ceneri, perch\u00e8 ogni volta che lo cambio devo fare un lavoro di ristrutturazione dell’ambiente di lavoro che \u00e8 quasi come spacchettarlo da nuovo<\/strong>. (tradotto: una faticaccia e qualcosa rimane sempre indietro)<\/p>\n Oppure perch\u00e8 si surriscalda fino a temperature da corona solare.<\/strong><\/p>\n In questo caso Phoenix 3 era pi\u00f9 verso il secondo caso, perch\u00e8 rischiava l’esplosione delle batterie<\/strong>.<\/p>\n La batteria nei portatili ha una “vita utile limitata”<\/strong> che corrisponde ai cicli di carica e scarica: dopo un tot di anni va cambiata e non c’\u00e8 niente da fare, perch\u00e8 \u00e8 proprio una caratteristica degli ioni di litio.<\/p>\n Nel mio caso la batteria stava gi\u00e0 dando segni di cedimento, con il sistema che avvisava della degradazione della carica, che infatti durava in casi ottimali circa un’oretta. Scarsa. Condizione che mi obbligava a girare costantemente con l’alimentatore a mo’ di cordone ombelicale.<\/p>\n La sostituazione nel caso di apple \u00e8 un costo non da poco: 125 euro<\/strong>, perch\u00e8 l’operazione va fatta in un centro apposito, il laptop viene spedito altrove (Rep. Ceca nel mio caso) e viene riconsegnato nel giro di 2-3 settimane<\/strong>.<\/p>\n Nel frattempo Apple ha fatto circolazione una segnalazione dove faceva il richiamo dei macbook pro<\/a>, venduti tra il 2015 e il 2017… e guarda caso era proprio phoenix 3…<\/p>\n Morale della favola oggi ho portato il macbook pro in via Roma a Torino e mi hanno confermato che la riparazione sar\u00e0 gratis, ma ci vorranno quindi 2-3 settimane.<\/p>\n E nel fratempo? Non lavoro ?<\/strong><\/p>\n Nel frattempo gi\u00e0 in previsione di sostituire la fenice 3, mi sono guardato un poco intorno e ho deciso di fare un esperimento interessante: sostituire interamente l’ecosistema OSX con Linux<\/strong>.<\/p>\nmassacrato<\/del> rovinato da un bicchiere di prosecco durante gli ultimi periodi in cui lavoravo nella startup. (La startup in questione aveva molti difetti, ma la ricerca di motivazioni per il brindisi non era uno di questi).<\/p>\nLe fenici<\/h2>\n
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Di quella pira l’orrendo foco Tutte le fibre m’arse avvamp\u00f2!<\/h2>\n
La quarta fenice<\/h2>\n
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in un attimo<\/del> in pochi giorni la maggior parte delle applicazioni che mi servono: Skype, Visual Studio Code, Dropbox, opera (per l’integrazione di whatsapp web!), Chromium per i profili che avevo gi\u00e0 configurato su Google account, wavebox<\/a> per gestire caselle di posta multiple, filezilla, Atom, Tusk (client di Evernote), Konsole + ZSH, Docker + Devilbox<\/a> (Fighissimo!).<\/li>\n<\/ol>\n