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La pasta senza pasta: prime esperienze con lo shirataki

Chi mi conosce bene sa che sono un viaggiatore (come documentato abbastanza pigramente nel mio travel blog fromrivarolo.wordpress.com), ma nell’attesa della prossima tornata di viaggi (che potrebbe essere l’allontanamento definitivo dalla penisola questa volta), ho approfittato della pausa a casa per migliorare il mio stato fisico.

Insomma corsa, palestra e infine dieta

Ho iniziato verso aprile correndo 5 o 6 giorni alla settimana, poi a maggio ho iniziato ad andare 3 volte alla settimana in palestra e all’inizio di giugno ho preso appuntamento con la dietista della palestra che mi ha misurato con un attrezzo magico e ha detto “è sulla linea Maginot dell’obesità“.

A quel punto ho fatto come i Francesi nella seconda guerra mondiale e mi sono arreso alla dieta.

La dieta non ha comportato grosse rinunce o stravolgimenti di vita: nel 2010 quando vivevo a Padova avevo già fatto una dieta di alcuni mesi con Naturhouse e i risultati erano stati ottimi, avevo perso una decina di chili in maniera molto evidente. Poi ero andato via da Padova e ho interrotto il programma, ma avevo mantenuto le “linee guida” per un mantenimento dell’alimentazione.

Diciamo che i tre cambiamenti più grossi sono stati:

  • Evitare i formaggi grassi (sigh)
  • Mangiare pasta o riso solo una volta alla settimana (argh).
  • Al massimo 20 grammi di pane a pasto (aaaaaahhhhh)

Altri cambiamenti

  • Niente alcool (vabbè)
  • Niente aperitivi (e con chi ?)
  • Una sola pizza a settimana (si può fare)

Mi sono adattato quasi a tutto…

…tranne alla mancanza di riso. Finchè non l’ho tolto di mezzo non mi ero conto quanto ne mangiassi a casa. Quando inizia il periodo caldo poi si va avanti a insalate di riso o di pasta.

Una sera a giugno siamo andati a mangiare sushi all-you-can-eat per il compleanno di un amico e mi sono concesso un solo piatto di maki come fosse un dessert! In compenso ho mangiato sashimi, carne e pesce alla griglia, edamame e tutto quanto non contenesse carboidrati. Per la prima volta sono uscito sazio ma non gonfio come una mongolfiera. Bizzarro.

I risultati si sono visti…

Anche se la dieta è quasi maniacale (per esempio sgrassare gli affettati, una cosa che mi sembrava assurda) i risultati sono arrivati.

Nel giro di un mese ho perso 4,5 chili e 1% di massa grassa.

Però sta cominciando a subentrare una noia alimentare, perchè comunque in estate ti fai delle grandi insalate, ma dopo un pò.. vorresti qualche cosa di differente nel pasto.

Ho così pensato di ricorrere allo Shirataki per introdurre un “primo” nella mia alimentazione.

Che cosa è lo shirataki…

Lo lascio descrivere a wikipedia.

Gli shirataki (in giapponese 白滝, in inglese shirataki noodles) sono un tipo di spaghetti ricavati dalla radice del konjac, pianta nativa della zona subtropicale temperata asiatica.[1]

Hanno un basso contenuto di carboidrati[2] e sono quindi particolarmente indicati in tutte le diete basate su un apporto limitato di carboidrati nonché adatti all’alimentazione dei diabetici. Sono anche poveri degli altri macronutrienti e questo determina un apporto specifico di calorie molto basso se confrontato alla pasta all’italiana.

Sono composti per la maggior parte da acqua e glucomannano. Il termine “shirataki”, che descrive l’aspetto degli spaghetti, significa “cascata bianca”.

In pratica hanno meno di un 5% delle calorie di una porzione equivalente di pasta. (circa 7 kcal per 100 grammi).

In commercio vengono venduti in due modalità:

a) idratati in acqua che deve essere scolata e devono essere risciaquati prima della bollitura.

b) oppure secchi da fare idratare in acqua prima della bollitura

Il primo test

Il primo test l’ho fatto con una versione idratata che ho comprato in un supermarket della catena “Gigante”. Non è stata una grande esperienza, li ho provati con un pesto fatto in casa e mi sono sembrati “slavati”, probabilmente nell’acqua di cottura ci dovrei mettere più sale (cosa che non ho fatto seguendo le istruzioni della scatola).

 

 

Il secondo test

Facendo ricerca in rete ho scoperto una azienda italiana che importava shirataki secchi, chiamata Zen-pasta. (grazie al blog di Giulia di Gikitchen).

E quando ho guardato il sito mi sono accorto di uno shirataki italianizzato in forma di rigatoni, chiamato rigataki.

Per renderli più solidi viene aggiunta della farina (credo di soia) che quindi li rende non adatti a chi ha intolleranze al glutine, ma migliora la consistenza. L’apporto calorico rimane molto basso: 48 Kcal per 100 grammi di prodotto cotto. (la resa è circa 1:3,6. Quindi 100 grammi di prodotto secco diventano 360 grammi di prodotto cotto).

Il piatto che vedete nella foto di apertura è stato generato da 40 grammi di pasta secca (misurata con un bilancino di precisione).

Verdetto: molto positivo considerando anche che ero psicologicamente privo di pasta da più di un mese.

Il prossimo test, che avverrà questa sera, sarà di produrre un sugo di pomodoro o peperoni per condire la pasta. Le ricette dicono di saltare o lasciare in immersione la pasta cotta per qualche minuto per farlo assorbire.

Vi saprò dire.

Update serale

Ho fatto il sugo e l’ho messo un paio di minuti con la pasta. Diciamo che il voto è positivo, ma non è un successo completo perchè la pasta non raccoglie bene il sugo. Probabimente rende meglio un sugo più denso o farla saltare in padella, ma non avevo voglia di sporcare una terza padella.

La prossima volta quantomeno prenderò una salsa pronta di Mutti e mi risparmio un’ora e mezza di lavoro!

#pasta #pomodoro e #peperone buona ma la prossima volta mi prendo una salsa #mutti

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