Dovendo fare uno spostamento di hosting (perchè il vecchio Webfaction purtroppo ha venduto a godaddy e ora sta migrando i vecchi clienti su un hosting inglese mai sentito…), mi sono ritrovato con tutti i siti da me sviluppati o commissionati a persone capaci, che funzionano senza problemi…
E invece ho questo blog che sputa fuori questi errori dovuti ai protocolli che non funzionano e andreascarpetta.com che mi va in loop infinito o da errori di permessi mancanti.
Sapete che vi dico ? FANCULO WORDPRESS
Questo dominio è ANTICO, ho iniziato a metterlo su nel 2004! C’era ancora Splinder! Ho iniziato usando B2, perchè era la piattaforma in php più affidabile, wordpress era alla versione 0.2 o qualcosa del genere.
Poi B2 è diventato obsoleto e ho affrontato la migrazione a wordpress che nel frattempo è diventato più stabile, ma alcuni problemi di encoding sui post più antichi sono sicuramente rimasti.
Poi c’è stata l’epoca d’oro del blogging.
Poi sono arrivati i social media e i blog sono morti.
Infine è arrivato Google che ha imposto il cambio di protocollo e tutto si è incasinato.
Basta.
Non ho bisogno di questa armata brancaleone, ho imparato a usare tecnologie più solide.
Voglio un sistema semplice, affidabile, veloce, che mi consenta di mettere i miei pensieri su web. E poi voglio dimenticarmente. Non voglio fare aggiornamenti (che solo da poco hanno automatizzato). Non voglio preoccuparmi di possibili hacking.
Non vi aspettate alcun supporto da parte mia per quanto riguarda wordpress, per me è morto.
Questo è l’ultimo post che scrivo prima della migrazione ad un sistema di cms più moderno.
…Neanche a farlo apposta, sono entrato sul blog, ho aggiornato alcuni settaggi e ho visto erano passati almeno sei mesi dal post precedente scritto nel vietnam!
Ps: comunicazione tecnica, ho dovuto aggiornare php a 7.4 perchè la versione 7.2, che andava bene fino a 6 mesi fa, ora non mi permetteva di caricare immagini di alcun tipo… merdine quelli di wordpress.
Probabilmente ho un timer interno che mi consente di ricordare involontariamente le scadenze.
Come siamo messi
Abbastanza nella cacca, ancora adesso, dannato Covid.
Sono tornato a marzo dal Vietnam (esperienza fantastica, da rifare in futuro!), una settimana prima che iniziasse il Lockdown in Italia, poi per forza di cose sono rimasto inchiodato a Rivarolo Canavese come tutti.
Il ritorno è stato di per sè una specie di viaggio della speranza:
Da Nang -> Bangkok
8 ore di attesa in aeroporto (dove ho potuto usare una lounge aeroportuale per far passare almeno 5 ore, grazie al servizio che avevo acquisto “priority pass” in cui praticamente paghi una quota fissa per avere 10 di ingressi all’anno in oltre 1300 lounges. Chiaramente in un mondo in pandemia, parte degli ingressi rischiano di bruciarsi).
Bangkok -> Abu Dhabi
2 ore di delirio in cui ho dovuto mettermi in coda assieme ad altre mille (stimate) persone per fare i controlli di INGRESSO in aeroporto. Sono arrivato al pelo per fare…
Abu Dhabi-> Barcellona*
8 ore a Barcellona (quasi deserta), dove ho deciso di fare una sortita in città per andare a salutare degli amici e anche così sono tornato al pelo per prendere l’ultimo pezzo del ritorno
Barcellona->Torino.
Abu Dhabi, Barcellona e altre quisquilie
Questa tratta merita un piccolo approfondimento
Sono riuscito, grazie alla scarsità di richiesta a “vincere” una upgrade del volo di ritorno, tra Abu Dhabi e Barcellona. Il Meccanismo funziona ad “asta”, tu decidi di investire una somma di denaro (in questo caso ho puntato poco sopra il minimo, poco più di 400 euro) e se nessuno fa un rilancio superiore vinci un posto in area Business, altrimenti ti restituiscono la somma puntata. Non ho preso l’intero volo, perché non volevo spendere così tanto e perché contavo di provare a recuperare qualche ora momento di sonno sul volo prima di Barcellona, in modo da resistere un poco di più alla stanchezza del viaggio una volta atterrato.
Ma quello che ho “apprezzato” di più è stato all’arrivo di Abu Dhabi.
Abu Dhabi è un buco.
Nel senso che è microscopico ed era inadeguato all’emergenza covid. Sono arrivati credo 3 aerei assieme e tutte le persone sono state incanalate in un imbuto, creando una calca incredibile.
Veniva controllata la temperatura in massa con un sensore e poi si faceva una coda interminabile per verificare il bagaglio, il biglietto di provenienza e poi si poteva finalmente uscire. Il tutto con una lentezza incredibile.
Dopodiché dovevi entrare in aeroporto, dirigerti ai check-in, fare un nuovo check del biglietto e del bagaglio, andare al terminal e finalmente salire.
Grazie al biglietto business ho potuto saltare la coda in ingresso!
Se non avessi pagato per questa priorità, avrei probabilmente perso il volo, creandomi un problema enorme.
E anche così nonostante sia microscopico è disposto in maniera serpentese, quindi ho dovuto correre per arrivare al terminal di partenza.
Beh a parte questa parentesi ansiogena il resto del volo è stato piacevole. Ho poi rischiato di perdere il volo di ritorno da Barcellona, perchè l’incursione in città ha poi richiesto circa 4 ore di trasferta, in compenso El Pratt era un vero deserto.
In questo caso niente operazione chirurgica, ma solo una irradiazione focalizzata chiamata “Gamma Knife“.
Pro
è stata una cosa breve, durata un’ora e qualcosa.
Non ha richiesto anestesia profonda o riabilitazione
Si è conclusa in una sessione, vittoriosamente: la massa restante è stata ridotta del 99%.
Contro
Non mi hanno fatto mettere i Tool come musica di sottofondo, con la giustificazione che dovevano sentirla pure loro, quindi ho ripiegato con un piacevole album “Divenire” di Ludovico Einaudi, che comunque consiglio se volete concentrarvi/lavorare/meditare.
Mi hanno avvitato in testa un casco metallico, dopo avermi fatto una anestesia locale. Tra quello e la mascherina sembravo un mix tra Hannibal e Bane. Vi risparmio la foto per decenza. Tra l’altro avevo i capelli lunghissimi, essendo i barbieri chiusi e avvitarlo in mezzo ai capelli non è stato proprio un piacere.
Non mi sono trasformato in Hulk. Strano perchè Mark Ruffalo ha avuto lo stesso decorso, ma lui c’è riuscito.
E ora?
Si continua a sperare in un periodo migliore, per viaggiare, ma anche semplicemente per visitare persone care che non vedi da mesi, possibilmente senza condannarle a morte.
Mettete la cazzo di mascherina!
Appena c’è il vaccino , dopo gli operatori sanitari e le forze di sicurezza, sarò sicuramente uno dei primi a volerlo fare. Se come alcuni pensate che obbligare al vaccino sia una “prova di regime“, siete liberi a pensarlo, ma potreste anche fare a meno di dirlo o scriverlo, anche perchè di rimando io dico che siete dei rincoglioniti, se avete della prole ve la dovrebbero togliere e dovreste tornare a scuola e rifare 5 anni di educazione civica e matematica/statistica. E poi alla fine presentarvi il conto.
Attendo i risultati del prelievo che mi hanno fatto a maggio (!) per capire se per caso ho già avuto il contagio in forma lieve e ho magari già sviluppato gli anticorpi…
Visto che l’opzione estero sembra essere estremamente variabile, mi piacerebbe andare in Sardegna dopo metà settembre… chissà!
Vabbè per ora si naviga a vista!
Ultimi dettagli sparsi
Sto imparando nuove skill di programmazione, mi sto facendo dei corsi di Laravel e altre cosine interessanti su “Linkedin Learning” che in pratica ha comprato il servizio chiamato Lynda. Non male a 49 anni!
Visual Studio Code di Microsoft è diventato il mio editor preferito per programmare. Gratuito ed estensibile: pazzesco.
Apple mi fa cagare sempre di più. Ma uso il mio macbook pro a casa, perché lo schermo è davvero un piacere da usare e rappresenta un buon compromesso per lavorare sulla sdraio. In compenso non mi schiodo da Mac Os Mojave, per non avere problemi con i giochini di Steam.
Ho sostituito il vecchio cellulare Honor 6 che ha fatto i suoi decenti 4 anni di uso intenso (e che stava iniziando a dare di testa) con un Motorola One Vision trovato in offerta sui 200 euro su Amazon. E’ grossissimo (6.3 pollici), ma temevo peggio. Mi trovo abbastanza bene e con 128 giga di spazio non dovrei avere problemi per altri 4 anni.
A settembre Facebook obbliga a utilizzare l’interfaccia nuova. Che è un po’ un dramma, visto che in questi 12 anni ci siamo abituati alla impostazione attuale. Io credo che mi prenderò una pausa da Facebook. Nel caso mi trovate su twitter.
Incrociamo le dita per le elezioni americane. Se rieleggono il cretino che c’è adesso, ci aspettano altri 4 anni di apocalisse mondiale.
In questo momento vi scrivo con il laptop Linux da “Da Nang, Vietnam”.
Devo dire che sto maturando diverse idee:
Bloggare per se stessi è un “lusso” non da poco, funzionava come diario personale una volta, scandendo i ritmi e gli eventi della vita, ma ora c’è un diario “visivo”: le foto scattate e convise su instagram o salvate su google photos rendono molto bene l’idea del passaggio del tempo. E Google photos riconosce i soggetti e le posizioni delle foto, quindi non hai mai il dubbio di chiederti “ma questa dove l’ho scattata?”.
Mi sto chiudendo in me stesso: viaggiare è bello, ma interagire con le persone sta diventando sempre più difficile. Sopratutto se sei in un paese dove non viene parlata la tua lingua, le altre persone o canzoni sono “rumore di fondo” che non ti distrae. Non è una grande prospettiva per uno che tendenzialmente è introverso.
WordPress mi sta facendo sempre più schifo: Non lo uso praticamente più e per altri progetti che richiedevano un “blogging” mi sono oramai affidato a piattaforme che non sono sbrilluccicose ma che generano dei siti statici, veloci, inaffondabili. Perchè la sicurezza è importante, poco importa che non siano “user friendly”. Tipo Hugo o Jekyll.
Ah si, a ottobre sono stato operato alla testa per rimuovere un neurinoma al nervo acustico. E poi a fine novembre ho ripreso a viaggiare e ora sono in Vietnam. La cosa che ho realizzato nel mese di “fermo” è che le cose non vanno avanti senza di te, ma che allo stesso non cambiano se tu non ci sei. Lascio ai filosofi dibattere se c’è un senso a tutto questo. “Comunque ‘fanculo” (cit. da Monty Python).
E per altri sei mesi non credo di voler di nuovo toccare questo blog!
Ovvero come mi sono ritrovato a usare Linux dopo una dozzina d’anni che sono passato ad Apple Osx.
Chapter 1: A qualcuno piace caldo (pure troppo)
Come ogni storia che si rispetti, rispetti bisogna partire indietro nel tempo. Ma non troppo indietro altrimenti mi smettete di leggere dopo due minuti, per cui torniamo solo al 2015, per la precisione verso l’autunno.
Si era appena conclusa la mia breve esperienza come SEO di una startup e il glorioso Macboook Air che mi aveva accompagnato per circa 5 anni era stato massacrato rovinato da un bicchiere di prosecco durante gli ultimi periodi in cui lavoravo nella startup. (La startup in questione aveva molti difetti, ma la ricerca di motivazioni per il brindisi non era uno di questi).
Fatto sta che nel giro di qualche settimana la tastiera aveva smesso di funzionare a causa del liquido entrato dalla porta usb e non aveva senso usare un portatile con una tastiera usb (tantomeno bluetooth). Essendo fuori garanzia, il centro assistenza aveva diagnosticato circa 800 euro per cambiare l’intera piastra madre, più la manutenzione. In pratica come comprare un macbook air nuovo.
A quel punto, mi sono rassegnato, ho guardato i miei risparmi e mi sono detto “faccio l’upgrade”, quindi decido di acquistare il macbook pro più carrozzato che posso: 16 giga di ram per far girare di tutto e di più, sopratutto l’emulazione di windows 7 per excel e word, 256 giga di disco ssd (il doppio rispetto a prima), schermo retina, 15 pollici invece che 13, per salvaguardare di più la mia vista.
Arriva Phoenix 3. E da subito lo detesto un pochetto, perchè abbastanza spesso e ha dei bordi fastidiosamente taglienti.
Le fenici
Da quando ho fatto il passaggio ad Apple, 4 computer fa, ognuno dei portatili si è chiamato Phoenix + numero progressivo.
Il macbook air era phoenix II
il macbook pro era phoenix III
Il ruolo del nome di un computer è qualcosa di sacro e illogico. Attraverso un nome potente, l’utente spera di acquisire parte del potere del nume tutelare.
Se lo chiami come il Dio del tuono, speri di non avere a che fare con scariche elettriche o che non ti serva un gruppo di continuità.
Se lo chiami come il padre dell’Olimpo speri che diventi un server di rete che possa gestire migliaia di connessioni senza bisogno di manutenzioni periodiche.
Nel mio caso si chiamano come la bestia mitologica e immortale, che rinasce dalle sue ceneri, perchè ogni volta che lo cambio devo fare un lavoro di ristrutturazione dell’ambiente di lavoro che è quasi come spacchettarlo da nuovo. (tradotto: una faticaccia e qualcosa rimane sempre indietro)
Oppure perchè si surriscalda fino a temperature da corona solare.
In questo caso Phoenix 3 era più verso il secondo caso, perchè rischiava l’esplosione delle batterie.
Di quella pira l’orrendo foco Tutte le fibre m’arse avvampò!
La batteria nei portatili ha una “vita utile limitata” che corrisponde ai cicli di carica e scarica: dopo un tot di anni va cambiata e non c’è niente da fare, perchè è proprio una caratteristica degli ioni di litio.
Nel mio caso la batteria stava già dando segni di cedimento, con il sistema che avvisava della degradazione della carica, che infatti durava in casi ottimali circa un’oretta. Scarsa. Condizione che mi obbligava a girare costantemente con l’alimentatore a mo’ di cordone ombelicale.
La sostituazione nel caso di apple è un costo non da poco: 125 euro, perchè l’operazione va fatta in un centro apposito, il laptop viene spedito altrove (Rep. Ceca nel mio caso) e viene riconsegnato nel giro di 2-3 settimane.
Nel frattempo Apple ha fatto circolazione una segnalazione dove faceva il richiamo dei macbook pro, venduti tra il 2015 e il 2017… e guarda caso era proprio phoenix 3…
Morale della favola oggi ho portato il macbook pro in via Roma a Torino e mi hanno confermato che la riparazione sarà gratis, ma ci vorranno quindi 2-3 settimane.
E nel fratempo? Non lavoro ?
La quarta fenice
Nel frattempo già in previsione di sostituire la fenice 3, mi sono guardato un poco intorno e ho deciso di fare un esperimento interessante: sostituire interamente l’ecosistema OSX con Linux.
Mi sono documentato su reddit su qualche portatile era ideale, e in generale tutti parlavano molto bene dei thinkpad (che erano IBM e ora sono Lenovo) per quanto riguarda la compatibilità con Linux
Linux è frammentatissimo come ambiente, per cui mi sono anche documentato su quale “sapore” scegliere. Parlo di sapori, perchè molte differenze tra varie tipologie di linux da ambiente desktop, sono una questione di gusti.
Alla fine ho scelto POP_OS di System76 una piccola azienda che produce computer con linux preinstallato, che comunque si basano su Ubuntu come “scheletro” generale.
Ho speso 240 euro (due batterie apple) per un thinkpad t440s una macchina non recente (è uscito nel 2013! Sei anni fa!), ma che ho espanso da 8 giga di ram a 12 giga (di più non può). E’ un processore I7, ha un disco SSD da 256 Giga e il display non sarà retina ma arriva comunque a 1920×1080 pixel! Gli ho cambiato la batteria esterna che è rimovibile, con una ad alta capacità che dura OTTO ORE. Ha una striscia di pixel difettosi, ma chi se ne frega, quando mi girerà, potrò smontarlo e cambiare il display!
Ho installato in un attimo in pochi giorni la maggior parte delle applicazioni che mi servono: Skype, Visual Studio Code, Dropbox, opera (per l’integrazione di whatsapp web!), Chromium per i profili che avevo già configurato su Google account, wavebox per gestire caselle di posta multiple, filezilla, Atom, Tusk (client di Evernote), Konsole + ZSH, Docker + Devilbox (Fighissimo!).
E Word ed Excel? E l’emulazione Windows?
Questa è la lacuna più grossa al momento, li sto sostituendo provando a sostituire con Libreoffice, che arriva preinstallato con POP_OS. Avevo già fatto qualche test sul mac e per l’uso che ne faccio io (Cose da SEO), vanno più che bene.
Certo non posso aggiungere estensioni come seotools4excel, perchè sono solo per windows, ma il mio parere è che questa estensione è fatta apposta per i Seo pigri e onestamente ho varcato quella soglia quando ho iniziato a installare Linux da una chiavetta USB.
Oggi è il DAY ONE senza macbook pro, vediamo cosa succede.
Accettiamo la realtà: ogni volta che leggiamo un contratto non facciamo caso alle cosidette “clausole accessorie” oppure il venditore scaltramente ci dice “è la prassi accettare tutto”.
Oppure dobbiamo per forza accettare di mettere il numero di telefono perchè il codice di sblocco di una wifi ci arriva mediante sms.
E quindi mettiamo anche il nostro numero di telefono e inevitabilmente i nostri dati vengono venduti sul mercato degli schiavi delle aziende che si occupano di vendita di servizi finanziari o telefonici.
Anche leggere il contratto e non approvare le clausole che concedono la possibilità di essere spammati a morte sul telefono non è una garanzia totale: a volte le aziende subiscono perdite di dati a causa di hacking o spionaggio industriale, quindi anche essendo puntigliosi e paranoici, il rischio rimane.
Un metodo per ottenere un minimo di sollievo c’è:
Si chiama “truecaller“. E’ una app per cellulare, quindi è una soluzione solo per le chiamate sullo smartphone. Ma potrebbe indirettamente fare altro di buono per noi, scopriamo cosa:
Punto 1: truecaller viene usato per bloccare le telefonate quando arrivano
Su Android rimpiazza l’applicazione per fare le telefonate e se intercetta che una telefonata in arrivo è in una “lista di blocco”, la ferma al primo squillo. Buono ma è qualcosa che si può fare anche con l’app di base, no? Ma c’è altro
Punto 2: truecaller è un database alimentato dagli stessi utenti
Quando un utente riceve una chiamata indesiderata possono (e devono) succedere le seguenti azioni:
L’utente blocca il numero chiamante: l’informazione del blocco viene segnalata al database centrale
L’utente identifica con un “nome” e una “categoria” il numero chiamante: l’informazione viene trasmessa al database centrale.
Gli utenti successivi ricevono l’informazione dal database centrale e il “nominativo” e la “categoria” vengono in breve tempo trasmessi a tutti gli utenti.
In alcuni casi (non ancora mi è chiaro) il numero chiamante viene automaticamente inserito nella lista di blocco negli altri casi appare una finestra con il nome attribuito dagli utenti e la possibilità di rispondere, chiudere o bloccare la chiamata.
Truecaller è gratuita
Esiste anche una versione a pagamento che toglie la pubblicità integrata, se proprio vi infastidisce.
Link per scaricare la versione android: google play
Interessante no? Ma c’è di più, pensiamo nel lungo termine…
Espandere l’uso della app ad una fascia ampia di popolazione (la più ampia possibile) determina un calo del loro fatturato, perchè questi predatori telefonici lavorano con grandi numeri, sopratutto con persone anziane ed indifese.
Se diffondiamo l’uso della app, queste aziende predatrici saranno a lungo andare costrette a limitare i costi e nel lungo periodo a chiudere definitivamente.
Quindi la cosa migliore che potete fare è consigliare la lettura di questo articolo a tutti quelli che conoscete e consigliare l’installazione anche a quelli che non hanno ancora il problema delle chiamate indesiderate sul telefono.
Oggi ho ufficialmente lanciato un nuovo blog dove parlerò di criptovalute chiamato “tuttocriptovalute“, che potrebbe essere il tuttosport delle valute digitali.
Se non sapete cosa sia una criptovaluta, conoscete di sicuro il rappresentante più famoso il Bitcoin, visto che ne parlano tutti. Se volete approfondire il lato tecnico, ho scritto giusto ieri un articolo che cerca di spiegarne il funzionamento (cosa sono le criptovalute).
Perchè fare un blog su questo argomento ?
Sto seguendo il bitcoin in maniera “passiva” dal 2014 e ho visto nascere un ecosistema di idee ed applicazioni attorno ad esso. Sono poi nate altre valute simili, servizi associati e iniziative.
Mi sono reso conto che c’è un fermento tecnologico come non si vedeva dall’avvento dei social media di 10 anni fa: lo trovo intrigante e voglio provare a farne parte.
Mi rendo conto però di non avere il background finanziario per spiegare l’andamento delle quotazioni come se fossi un broker e non ho nemmeno la pretesa di spiegare il funzionamento tecnologico dell’infrastruttura come se fossi uno sviluppatore.
Cercherò di fare una divulgazione semplice, come fa SuperQuark :), sfruttando la dozzina di anni in cui ho spiegato la Search Engine Optimization e il marketing alle aziende (e agli aperitivi).
Come restare aggiornati?
Se visitate il sito e leggete un articolo, dopo qualche riga vi salterà fuori una proposta di iscrivervi alla newsletter.
Altrimenti potete iscrivervi al profilo twitter dedicato dove imposterò un automatismo per ripubblicare i contenuti del blog.
Per ora è tutto, alcune sezioni sulle criptovalute minori sono ancora in via di completamento, ma c’è già qualcosa per iniziare a comprendere meglio la profondità dell’argomento.
Chi mi conosce bene sa che sono un viaggiatore (come documentato abbastanza pigramente nel mio travel blog fromrivarolo.wordpress.com), ma nell’attesa della prossima tornata di viaggi (che potrebbe essere l’allontanamento definitivo dalla penisola questa volta), ho approfittato della pausa a casa per migliorare il mio stato fisico.
Insomma corsa, palestra e infine dieta
Ho iniziato verso aprile correndo 5 o 6 giorni alla settimana, poi a maggio ho iniziato ad andare 3 volte alla settimana in palestra e all’inizio di giugno ho preso appuntamento con la dietista della palestra che mi ha misurato con un attrezzo magico e ha detto “è sulla linea Maginot dell’obesità“.
A quel punto ho fatto come i Francesi nella seconda guerra mondiale e mi sono arreso alla dieta.
La dieta non ha comportato grosse rinunce o stravolgimenti di vita: nel 2010 quando vivevo a Padova avevo già fatto una dieta di alcuni mesi con Naturhouse e i risultati erano stati ottimi, avevo perso una decina di chili in maniera molto evidente. Poi ero andato via da Padova e ho interrotto il programma, ma avevo mantenuto le “linee guida” per un mantenimento dell’alimentazione.
Diciamo che i tre cambiamenti più grossi sono stati:
Evitare i formaggi grassi (sigh)
Mangiare pasta o riso solo una volta alla settimana (argh).
Al massimo 20 grammi di pane a pasto (aaaaaahhhhh)
Altri cambiamenti
Niente alcool (vabbè)
Niente aperitivi (e con chi ?)
Una sola pizza a settimana (si può fare)
Mi sono adattato quasi a tutto…
…tranne alla mancanza di riso. Finchè non l’ho tolto di mezzo non mi ero conto quanto ne mangiassi a casa. Quando inizia il periodo caldo poi si va avanti a insalate di riso o di pasta.
Una sera a giugno siamo andati a mangiare sushi all-you-can-eat per il compleanno di un amico e mi sono concesso un solo piatto di maki come fosse un dessert! In compenso ho mangiato sashimi, carne e pesce alla griglia, edamame e tutto quanto non contenesse carboidrati. Per la prima volta sono uscito sazio ma non gonfio come una mongolfiera. Bizzarro.
I risultati si sono visti…
Anche se la dieta è quasi maniacale (per esempio sgrassare gli affettati, una cosa che mi sembrava assurda) i risultati sono arrivati.
Nel giro di un mese ho perso 4,5 chili e 1% di massa grassa.
Però sta cominciando a subentrare una noia alimentare, perchè comunque in estate ti fai delle grandi insalate, ma dopo un pò.. vorresti qualche cosa di differente nel pasto.
Ho così pensato di ricorrere allo Shirataki per introdurre un “primo” nella mia alimentazione.
Che cosa è lo shirataki…
Lo lascio descrivere a wikipedia.
Gli shirataki (in giapponese 白滝, in inglese shirataki noodles) sono un tipo di spaghetti ricavati dalla radice del konjac, pianta nativa della zona subtropicale temperata asiatica.[1]
Hanno un basso contenuto di carboidrati[2] e sono quindi particolarmente indicati in tutte le diete basate su un apporto limitato di carboidrati nonché adatti all’alimentazione dei diabetici. Sono anche poveri degli altri macronutrienti e questo determina un apporto specifico di calorie molto basso se confrontato alla pasta all’italiana.
Sono composti per la maggior parte da acqua e glucomannano. Il termine “shirataki”, che descrive l’aspetto degli spaghetti, significa “cascata bianca”.
In pratica hanno meno di un 5% delle calorie di una porzione equivalente di pasta. (circa 7 kcal per 100 grammi).
In commercio vengono venduti in due modalità:
a) idratati in acqua che deve essere scolata e devono essere risciaquati prima della bollitura.
b) oppure secchi da fare idratare in acqua prima della bollitura
Il primo test
Il primo test l’ho fatto con una versione idratata che ho comprato in un supermarket della catena “Gigante”. Non è stata una grande esperienza, li ho provati con un pesto fatto in casa e mi sono sembrati “slavati”, probabilmente nell’acqua di cottura ci dovrei mettere più sale (cosa che non ho fatto seguendo le istruzioni della scatola).
Il secondo test
Facendo ricerca in rete ho scoperto una azienda italiana che importava shirataki secchi, chiamata Zen-pasta. (grazie al blog di Giulia di Gikitchen).
E quando ho guardato il sito mi sono accorto di uno shirataki italianizzato in forma di rigatoni, chiamato rigataki.
Per renderli più solidi viene aggiunta della farina (credo di soia) che quindi li rende non adatti a chi ha intolleranze al glutine, ma migliora la consistenza. L’apporto calorico rimane molto basso: 48 Kcal per 100 grammi di prodotto cotto. (la resa è circa 1:3,6. Quindi 100 grammi di prodotto secco diventano 360 grammi di prodotto cotto).
Il piatto che vedete nella foto di apertura è stato generato da 40 grammi di pasta secca (misurata con un bilancino di precisione).
Verdetto: molto positivo considerando anche che ero psicologicamente privo di pasta da più di un mese.
Il prossimo test, che avverrà questa sera, sarà di produrre un sugo di pomodoro o peperoni per condire la pasta. Le ricette dicono di saltare o lasciare in immersione la pasta cotta per qualche minuto per farlo assorbire.
Vi saprò dire.
Update serale
Ho fatto il sugo e l’ho messo un paio di minuti con la pasta. Diciamo che il voto è positivo, ma non è un successo completo perchè la pasta non raccoglie bene il sugo. Probabimente rende meglio un sugo più denso o farla saltare in padella, ma non avevo voglia di sporcare una terza padella.
La prossima volta quantomeno prenderò una salsa pronta di Mutti e mi risparmio un’ora e mezza di lavoro!
…per la valigia che mi ha accompagnato in questi lunghissimi anni.
E non posso che fare i complimenti a Carpisa, perchè si è dimostrata una valigia solida, capiente e affidabile.
Dopo 10 anni si è spaccata una ruota, che rende il suo uso più simile ad un aratro che ad un trolley.
Qualche aneddoto
Generalmente assegno un nome solo ai dispositivi informatici, si tratta di una forma mentis del mio passato da sistemista informatico, dove era prassi dare un nome unico e riconoscibile ai server. E infatti, mentre il notebook, il tablet e il telefono hanno nome riconoscibile, la valigia è sempre stata “la valigia”, forse perchè era più importante il contenuto del contenitore.
In compenso la valigia ha sempre avuto praticamente dall’inizio quell’adesivo “Jalapeno” che la rendeva riconoscibile sui rulli trasportatori degli aeroporti (spesso anche con la pellicola plastica).
Jalapeno era un “tentativo di cliente” di Bologna che cercava (se ben ricordo) di creare un brand “cool” di cui poi vendere l’abbigliamento. L’idea era plausibile ma quell’epoca i social media erano ancora in fasce per cui l’azienda si è dissolta nelle maglie dello spazio tempo, invece i suoi adesivi erano di ottima qualità per cui ha resistito agli scaricatori aeroportuali.
Il mitico viaggio del 2007
La valigia la presi in occasione del più mitico road-trip mai fatto (da me), ovvero il viaggio americano in cui con un gruppo di amici arrivammo a Seattle (che è nell’estremo nord della costa Ovest) per andare in pulmino fino a San Diego (che è al confine con il messico, che magari sarà una possibili prossime tappe dei miei viaggi, magari facendomi seguire di nuovo da un tour operator. ). Insomma percorremmo circa 5000 km su strada secondo i nostri calcoli.
In quell’occasione feci anche il passaporto “elettronico” e la questura di Torino riuscì a sbagliare la stampa della foto, infatti per dieci anni ho avuto in bella mostra la foto di un Ghoul appena uscito dalla tomba.
Per sincronicità, il passaporto scade a giugno, ma a maggio lo rifaccio, perchè come avevo già scritto altrove (su fromrivarolo.wordpress.com il mio blog di viaggio), un passaporto che scade entro i sei mesi è come se fosse stampato sulla carta igienica.
Ho anche lavato la carta d’identità per cui ho dovuto rifarla da pochi giorni, per cui se tutto va bene, il giugno 2027 sarà il prossimo appuntamento per rifare tutto.
Altri posti dove la valigia mi ha seguito
Giappone
Canarie
Spagna
Diverse conferenze SEO in florida
Sicilia
Londra (sia come turista che come migrante in cerca di fortuna)
New York
Irlanda
…E Ora ?
Fidandomi del brand ho ripreso un’altra valigia Carpisa, sperando che i materiali siano ancora della stessa qualità.
La differenza più grande è che non c’è più il doppio soffietto che caratterizzava il modello precedente quindi può “espandersi di meno”.
Questa è una storia tratta da una storia vera. In pratica è una storia vera.
Mettetevi comodi, ci sarà parecchio da leggere.
Preludio
Il 20 marzo 2016 (circa un mese fa da quando scrivo il post) era una domenica mattina abbastanza normale. Mio padre approfitta dei weekend per farmi risolvere problemi informatici di ogni genere e mi pone di fronte ad un problema particolare.
Il telefono, tramite la Tim, gli ha mandato un sms dicendo che il traffico dati è esaurito. L’sms dice di rispondere ad un certo numero per “acquistare” traffico aggiuntivo.
La cosa mi soprprende per numerose ragioni.
Approfondimento su mio padre
Mio padre è uno dei ragazzi del ’42. Grande annata, oltre al numero. Nella vita ha fatto un sacco di cose, ha iniziato a lavorare dopo la terza media per mantenere la famiglia, perchè suo padre aveva preso una serie di malattie al ritorno dalla guerra in albania ed era morto giovane. Ha fatto un sacco di lavori per mantenere i suoi fratelli minori e sua madre, poi si è sposato e ha continuato a lavorare per contribuire alla nuova famiglia. Ha lavorato in olivetti tutta la vita: è partito da apprendista ed è uscito capo reparto. Degli stessi olivetti ha imparato ad usare i primi personal computer, infatti il primo computer serio di casa dopo lo Zx Spectrum è stato poi un Olivetti M28.
Il suo rapporto con l’informatica si è fermato a quando è andato in pensione anni fa: ha imparato ad usare word, ma non è riuscito ad imparare excel, si è fermato a Lotus 1-2-3 che mi fa reinstallare in ogni nuovo pc che prendiamo per casa.
Insomma è un primitivo digitale, con tutto l’affetto e il rispetto di questo mondo.
L’anno scorso il primo ammodernamento!
Visto che voleva cambiare il nokia molto vecchio, piuttosto che farli fare un saltone digitale gli ho detto “ti do il mio vecchio iphone 3gs“…
…ma in modalità dumphone.
Che cos’e’ il dumphone? In pratica è un telefono smart che funziona come un telefono vecchio con qualche caratteristica aggiuntiva.
Naviga solo in casa con la wifi domestica
può mandare sms
può ricevere mail
può fare foto e inviarle via email
ha una rubrica praticamente infinita confrontata a quella del vecchio telefono
ha un calcolatrice decente
ha le mappe
Fine. Non serve altro a mio padre. Non gli ho nemmeno messo whatsapp (nonostante mia madre abbia imparato a farne un uso smodato) perchè sulla versione di IOS non può girare!
Insomma è un grosso passo avanti, sembra contento e una volta spiegate le funzionalità di base va tutto come un treno. Prendiamo una specie di guscio meliconi per evitare che sfugga di mano come una saponetta. Tutto alla grandissima!
Dopo qualche mese un nuovo cambiamento: la tariffa dati.
Gli propongono una tariffa associata al telefono di casa, in pratica nella bolletta con un piccolo sovrapprezzo gli danno 2 giga di traffico dati al mese.
Buono, così può vedere le mappe e cercare le cose su google anche quando è al bar a parlare con gli amici. E poi 2 giga non li finisco io che sono un internauta, figuriamoci mio padre!
E il 20 marzo io mi scervello per capire che diamine è successo…
Cerchiamo di parlare con gli operatori di tim del 119 che gentilissimi ci dicono di verificare nell’area clienti.
Verifico.
Ci sono una serie di voci strane, con del traffico strano. Centinaia di megabytes al giorno!
184 megabytes ? 204 megabytes ? In un telefono che non è nemmeno collegato ad icloud e quindi non fa nemmeno backup?
Richiamiamo il 119, parliamo con un’altra persona che gentilissima dice che apre una segnalazione.
Purtroppo :
poi io esco a far colazione con gli amici
la tim fa chiamare un tecnico sul numero di casa mentre sono fuori
il tecnico dice “è traffico normale”
Il ragazzo del ’42 non sa cosa rispondere e ringrazia.
Una cosa da imparare quando parlate con l’assistenza tim se fate assistenza per i genitori (o conto terzi)
Al momento dell’apertura della richiesta date il vostro numero di telefono personale per essere richiamati, altrimenti l’assistenza chiama sul numero da cui è partita la segnalazione.
E poi farsi richiamare è praticamente impossibile.
A questo punto passo in chat, anzi in twitter
Decido di provare con la strada dei social media, contatto Tim su twitter dove mi risponde la gentilissima Giulia, che mi rimanda all’area clienti.
Questa regolarità non mi convince e non mi fanno richiamare da un tecnico per spiegare la situazione. (ad oggi 17 aprile 2016 la chiamata non c’è stata).
Il tweet di auguri di pasquetta
A pasquetta sono a casa dei miei e mi faccio lo scrupolo di controllare nuovamente i consumi. Continuano a essere smodati, quindi scrivo alla cara Giulia.
Giulia probabilmente era a fare una grigliata e mi conferma il giorno dopo che è presente una segnalazione al settore di competenza. Dice di pazientare.
Non so nemmeno quanta gente c’è prima di me, è come fare la coda alla posta da bendati.
Io però non sono così propenso a pazientare…
Cosi’ la settimana dopo, il 10-11 aprile prendo il telefono di mio padre e disabilito il 3g. In pratica il dumbphone diventa praticamente il forrest gump dei telefoni.
Perchè tolgo il 3g ?
Perchè sono entrato in modalità sistemista rompipalle. Mi documento su internet, trovo scarsissima informazione su qualche forum sparso, la cosa che mi perplime parecchio è che ci sono “blocchi” di consumo ripetuti da 20.480 KB. Posso capire uno, ma quando ne vedi 6-7 in sequenza diventa un segnale strano.
Secondo un forum è un problema di APN, ovvero dell’impostazione del punto di accesso. Togliendo il 3g mio padre al massimo può andare in 2g, quindi in teoria dovrebbe passare su wap.
E miracolosamente il traffico si riduce!
Ci starebbe un “esticazzi vorrei vedere”, ma i super consumi da 20-300MB giornalieri spariscono del tutto.
Esperimento #2
Sono ancora insicuro: potrebbero esserci dei programmi che girano in background, per esempio il push della posta elettronica? Mio padre riceve una email al mese (quando la mandiamo noi), il traffico risultante dovrebbe essere infimo.
Faccio questo test:
Sabato cancello il contatore del traffico 3g dell’iphone, in modo da ripartire da zero.
Riattivo il 3g e “libero” mio padre.
Oggi pomeriggio verifico quanto traffico ha consumato secondo l’iphone: 8 megabytes.
Verifico il traffico rilevato da mytim…
Ok è l’apn 3g che sballa il conteggio.
La soluzione trovata oggi su questa pagina https://www.tim.it/assistenza/supporto-tecnico-e-configurazione/smartphone-e-tablet/configurazioni-e-manuali-8 è la seguente:
Nota Bene:
fin dal rilascio della versione del software iOS 5 (disponibile come aggiornamento per gli iPhone 3GS, iPhone 4 e 4S), tra le nuove funzionalità introdotte, c’è la configurazione in automatico dell’apn “wap.tim.it” per la navigazione Internet. I dispositivi iPhone 5 e successivi, invece, non necessitano per questo di alcun aggiornamento..
Funzionerà?
Io l’ho fatto e sto monitorando la situazione, per cui cara Giulia, fammi parlare con un tecnico. Il mio numero ce l’hai su twitter. E ce l’ha anche la pratica aperta da un mese.
Il mistero di riserva, il conteggio dei dati
C’e’ ancora una anomalia: il conteggio di questi dati… cara tim e cara Giulia… è affidabile?
Io non sono nelle vostre apparecchiature, ma se mi basassi sui dati che vedo in mytim avrei dei dubbi… vi spiego perchè.
Questo è uno screenshot che ho inviato a giulia il 28 marzo. La voce aggregata del 25 indica 103 Megabytes di dati consumati.
Oggi mi sono scaricato i dati di marzo e li ho messi su excel (faticando, perchè l’esportazione è parziale e va fatta per ogni paginata di risultati)… e il conto non torna!
Come la mettiamo ? dov’è il bachetto che fa cambiare questi dati ? Me lo spiega il tecnico ?
…e per finire…
Stando a questo (vostro) report mio padre avrebbe consumato 3 Giga di traffico a marzo. Considerando che ha 2 giga di disponibilità e non ha comprato traffico extra (infatti è a zero euro), questo giga aggiuntivo da dove arriva?
Concludendo…
Resto in attesa di una telefonata chiarificatrice da parte di un tecnico, sono sicuro che si tratta di una sfortunata serie di coincidenze.
Ovviamente se è un errore di sistema, vi pregherei di inserirmi tra i fornitori, in modo da potere emettere fattura: l’attività di Quality assurance è importante, ma vi garantisco che sono più economico di molte grandi aziende del settore.