“…Partecipi al funerale, dai al morto l’ultimo saluto. Ti affliggi. Poi continui la tua vita.
A volte la cognizione della sua assenza ti colpirà come un colpo al petto e piangerai.
Ma, col passare del tempo ciò accadrà sempre meno.
Lei è morta.
Tu sei vivo.
Vivi.”
(Sogno da “VITE BREVI”).
Queste parole coniate da Neil Gaiman sono un modo molto lirico di affrontare la verità ineluttabile che è la fine di una vita. Per secoli l’uomo ha cercato il segreto dell’immortalità , per cercare di sfuggire alla morte, una ricerca sciocca (a mio avviso) perchè ogni cosa ha un ciclo. Tutto ciò che inizia deve arrivare a compimento, le stesse stelle non sono esenti da questo principio, come potremmo non esserlo noi miserabili sputazzi di carbonio e acqua che strisciamo su una palla di fango dispersa nel cosmo ?
La vita è mutamentoÂ
Anche perchè l’immortalità è a portata di mano: la nostra società è da vedersi come una rete di relazioni. Rimanendo su questo concetto, ogni volta che interloquiamo, interagiamo con un altro essere, lo stiamo influenzando. C’e’ un reciproco scambio di “vita”, influenziamo e ci facciamo influenzare, un pò come se fosse un’infezione virale qualcosa di noi rimane nell’altro e viceversa. Per questo che nessuno muore davvero, finchè può dire che ci sono persone che l’hanno conosciuto.
Modi di dire e di fare, opinioni, criteri, abitudini, giochi di parole, ambizioni. Tutto questo non può essere “insegnato” o “codificato”, ma si trasmette socializzando. E sopravvive in noi, ed è la testimonianza che ogni persona è esistita: se uno crede nell’anima può pensare al fatto che l’umanità porta avanti uno spirito globale che è il patchwork delle anime delle generazioni passate. Se uno non crede nell’anima, può pensare alla “coscienza collettiva”. E se uno non crede nemmeno alla coscienza collettiva… beh… forse è il caso che vada un pò ogni tanto, perchè la sua vita dev’essere davvero triste.
So long Grandpa and thanks for all.