Oggi prima di uscire per andare al lavoro, sono uscito dalla camera, e in un moto di analisi Brechtiana ho valutato che il grado di disordine contenuto sta diventando inaccettabile anche per me. Generalmente io amo il mio disordine, riesco a trovarci tutto quello che mi serve (ovviamente, il disordine è un concetto soggettivo)… ieri sera però ho cercato il filo interdentale e non l’ho trovato, quindi evidentemente sto arrivando ad un livello di disordine oggettivamente eccessivo.
Di una cosa sono certo, devo spingere di più per comprare una scopa elettrica per casa, non riesco a togliere bene la polvere dalla mia stanza e si riforma di continuo. Dovrei magari comprarmi un armadio da Ikea, anche se la mia priorità al momento è una sdraio per leggere libri (o usare il notebook) godendomi questa calda primavera sul balcone di casa.
Considerazioni dal salone del libro/comics di Torino.
Torino Comics, anche peggio: infricchiata in una specie di tensostruttura, dava una sensazione opprimente a metà tra la colonia estiva e l’officina meccanica.
Il cosplay inoltre è stato ghettizzato relegato nella zona del lingotto dietro al cinema Pathè. Senza un palco, con un’audio schifido, con un capannello di persone tutte attorno che impedivano di vedere qualsiasi cosa. Ci fosse stata una rissa multipla non se ne sarebbe accorto nessuno.
Mi aspettavo di più da questa città , ma considerando che il libro oramai è un media morente, che i fumetti sono considerati un hobby per bambini, e che a quanto pare non volevano fare brutta figura con Rutelli e Ruini, non mi stupisco più di tanto.
Arancia Meccanica
Venerdì sera ho vinto un vecchio tabù personale e mi sono guardato per la prima volta Arancia Meccanica. Influenzato da una coscienza collettiva, ho sempre pensato che fosse un film grandguignolesco e splatter, oltrechè incredibilmente violento. Eppure nel corso degli anni, tra televisione, film, videogiochi e fumetti mi sarei dovuto immunizzare contro la violenza… beh, il rispetto che nutro per Kubrik mi teneva lontano.
Invece Venerdì me lo sono sorbito tutto in due parti (con una breve pausa per rifocillarmi di cibo).
Risultato: un film godibile, visionario e per nulla sconvolgente (ma immagino che negli anni 70 abbia generato una notevole dose di inquietudine). Ho apprezzato in particolare la ricercatezza delle scenografie, per certi versi sembravano proiettarmi verso un futuro lontano e alternativo.
Devo dire che la sequenza degli eventi da metà alla fine, fornisce un punto di vista perfettamente karmico. Crimine, punizione, “redenzione” tramite la sofferenza imposta dal destino (un destino che hai forgiato con le tue mani con una vita di crimine).