Nel corso dei 15 mesi di assenza dalla Città, ho avuto l’impressione che le cose siano cambiate di molto.
Quella che una volta era la mia città preferita al mondo (ok New York e San Francisco sono spettacolari, ma a Torino ci ho vissuto) è diventata, ai miei occhi, una città spenta, morente, chiusa su se stessa.
Ai miei occhi, era sulla strada per ridiventare la Torino “grigia” da manuale, che tutti conoscevano negli anni 60-70-80, la città industriale senza vivacità.
Torino è una città strana, ha molte identità. Non è mai stata “gruseruna” (grezzona) come certi ambiti delle valli, ha sempre avuto un nonsochè di elegate, distinto, forse anche per merito della sua
architettura dovuta anche alla famiglia Savoia (che ora si dedica a fare canzonette).
Torino dagli anni 90 in poi si è riscoperta bella, vivace, innovativa, non un semplice ripostiglio di Milano, ma un polo di interesse economico, culturale, innovatrice.
Poi sono arrivate le Olimpiadi invernali, la metropolitana.
Poi il tracollo. La crisi economica ha colpito il mercato dell’auto e la città è piombata nella depressione. O almeno io la pensavo così. Le poche volte che ho avuto modo di girarla in questi 15 mesi, ho visto “meno sorrisi”. E’ difficile far capire questa percezione, ma è un parametro talmente soggettivo che pensavo fosse una mia sega mentale.
Eppure la settimana scorsa delle altre persone in Friuli, che erano a Torino per altre ragioni, hanno vissuto dei momenti di “freddezza” non legati al clima, ma ai modi sgarbati delle persone. Il Torinese che per definizione è “falso e cortese”, che diventa SCORTESE ????
Pazzesco. Ecco che quindi, la crisi ha finito per mettere le persone in stato d’ansia, che appena possibile scappano dalla città ed è lo stesso effetto che ho spesso visto a Milano ed era una delle cose che più apprezzavo di Torino.
Questa non è più la città che amavo. E’ solo lo scheletro di strade ed edifici che conoscevo un tempo, un pallido ricordo sbiadito, uno zombie di cartapesta. Scusate se non mi fermo, ma preferisco andare oltre. Il “bugianen” non è una filosofia che condivido.