Accettiamo la realtà: ogni volta che leggiamo un contratto non facciamo caso alle cosidette “clausole accessorie” oppure il venditore scaltramente ci dice “è la prassi accettare tutto”.
Oppure dobbiamo per forza accettare di mettere il numero di telefono perchè il codice di sblocco di una wifi ci arriva mediante sms.
E quindi mettiamo anche il nostro numero di telefono e inevitabilmente i nostri dati vengono venduti sul mercato degli schiavi delle aziende che si occupano di vendita di servizi finanziari o telefonici.
Anche leggere il contratto e non approvare le clausole che concedono la possibilità di essere spammati a morte sul telefono non è una garanzia totale: a volte le aziende subiscono perdite di dati a causa di hacking o spionaggio industriale, quindi anche essendo puntigliosi e paranoici, il rischio rimane.
Un metodo per ottenere un minimo di sollievo c’è:
Si chiama “truecaller“. E’ una app per cellulare, quindi è una soluzione solo per le chiamate sullo smartphone. Ma potrebbe indirettamente fare altro di buono per noi, scopriamo cosa:
Punto 1: truecaller viene usato per bloccare le telefonate quando arrivano
Su Android rimpiazza l’applicazione per fare le telefonate e se intercetta che una telefonata in arrivo è in una “lista di blocco”, la ferma al primo squillo. Buono ma è qualcosa che si può fare anche con l’app di base, no? Ma c’è altro
Punto 2: truecaller è un database alimentato dagli stessi utenti
Quando un utente riceve una chiamata indesiderata possono (e devono) succedere le seguenti azioni:
L’utente blocca il numero chiamante: l’informazione del blocco viene segnalata al database centrale
L’utente identifica con un “nome” e una “categoria” il numero chiamante: l’informazione viene trasmessa al database centrale.
Gli utenti successivi ricevono l’informazione dal database centrale e il “nominativo” e la “categoria” vengono in breve tempo trasmessi a tutti gli utenti.
In alcuni casi (non ancora mi è chiaro) il numero chiamante viene automaticamente inserito nella lista di blocco negli altri casi appare una finestra con il nome attribuito dagli utenti e la possibilità di rispondere, chiudere o bloccare la chiamata.
Truecaller è gratuita
Esiste anche una versione a pagamento che toglie la pubblicità integrata, se proprio vi infastidisce.
Link per scaricare la versione android: google play
Interessante no? Ma c’è di più, pensiamo nel lungo termine…
Espandere l’uso della app ad una fascia ampia di popolazione (la più ampia possibile) determina un calo del loro fatturato, perchè questi predatori telefonici lavorano con grandi numeri, sopratutto con persone anziane ed indifese.
Se diffondiamo l’uso della app, queste aziende predatrici saranno a lungo andare costrette a limitare i costi e nel lungo periodo a chiudere definitivamente.
Quindi la cosa migliore che potete fare è consigliare la lettura di questo articolo a tutti quelli che conoscete e consigliare l’installazione anche a quelli che non hanno ancora il problema delle chiamate indesiderate sul telefono.
Oggi ho ufficialmente lanciato un nuovo blog dove parlerò di criptovalute chiamato “tuttocriptovalute“, che potrebbe essere il tuttosport delle valute digitali.
Se non sapete cosa sia una criptovaluta, conoscete di sicuro il rappresentante più famoso il Bitcoin, visto che ne parlano tutti. Se volete approfondire il lato tecnico, ho scritto giusto ieri un articolo che cerca di spiegarne il funzionamento (cosa sono le criptovalute).
Perchè fare un blog su questo argomento ?
Sto seguendo il bitcoin in maniera “passiva” dal 2014 e ho visto nascere un ecosistema di idee ed applicazioni attorno ad esso. Sono poi nate altre valute simili, servizi associati e iniziative.
Mi sono reso conto che c’è un fermento tecnologico come non si vedeva dall’avvento dei social media di 10 anni fa: lo trovo intrigante e voglio provare a farne parte.
Mi rendo conto però di non avere il background finanziario per spiegare l’andamento delle quotazioni come se fossi un broker e non ho nemmeno la pretesa di spiegare il funzionamento tecnologico dell’infrastruttura come se fossi uno sviluppatore.
Cercherò di fare una divulgazione semplice, come fa SuperQuark :), sfruttando la dozzina di anni in cui ho spiegato la Search Engine Optimization e il marketing alle aziende (e agli aperitivi).
Come restare aggiornati?
Se visitate il sito e leggete un articolo, dopo qualche riga vi salterà fuori una proposta di iscrivervi alla newsletter.
Altrimenti potete iscrivervi al profilo twitter dedicato dove imposterò un automatismo per ripubblicare i contenuti del blog.
Per ora è tutto, alcune sezioni sulle criptovalute minori sono ancora in via di completamento, ma c’è già qualcosa per iniziare a comprendere meglio la profondità dell’argomento.
Il primo maggio Elon Musk ha presentato un prodotto che potrebbe cambiare (in meglio) il mondo come l’abbiamo conosciuto: una batteria da “uso casalingo” chiamata Powerwall.
Ecco il video di presentazione:
https://youtu.be/yKORsrlN-2k
Perchè faccio l’accostamento a Steve Jobs e l’Iphone?
In questo caso parlo del primo Iphone, un apparecchio che (ai tempi) sembrava uscito da un film di fantascienza e che ha cambiato il modo in cui si fruiscono le informazioni.
Perchè il Powerwall è potenzialmente rivoluzionario?
Tanto per cominciare, la presentazione di Musk fa capire che c’è dietro una visione a larghissimo spettro, quando ha cominciato a parlare di mettere su “batteria” tutto il mondo, ho capito che non era il solito imprenditore che pensa ad un solo mercato per volta, Musk è un visionario (nel senso buono del termine).
Spiego di cosa si tratta per chi non avesse tempo di vedere il video (o non capisse l’inglese): Musk venderà una batteria che è in grado di tenere la carica per una intera abitazione. Il punto nodale di questo sistema è l’uso abbinato ad un sistema di pannelli solari, in modo da accumulare energia durante il giorno e rilasciarla durante la notte.
Una batteria del genere esiste già (l’ho trovata e la produce kyocera) ma costa 10.000 euro, mentre il prodotto di Musk costerà circa 3000 dollari (per la batteria da 7kW) e 3500 dollari (per la batteria da 10kW).
Ipotizzando il modello da 10KW, per consumarlo interamente bisognerebbe fare 4 lavatrici di seguito.
Un impianto fotovoltaico da 3 KW è in grado di ricaricare la batteria nel giro di tre ore (tre ore e 18 minuti ad essere precisi) ed è sufficiente a garantire un utilizzo normale di una famiglia media.
Con una batteria di questo tipo (che ha una vita di 10 anni) è possibile quindi staccarsi quasi completamente dall’erogazione della linea elettrica, risparmiando soldi…
Ma il vantaggio non è solo economico
Il grosso problema delle energie alternative non è la produzione, è la trasmissione dell’energia che è soggetta a dispersioni lungo i cavi.
Se hai la produzione sul tuo tetto e il serbatoio in cantina, la dispersione è nulla (c’è forse una piccola perdita nella trasformazione da corrente alternata e corrente continua, ma non sono ingegnere per cui non sono sicuro).
L’altro grosso vantaggio è che sfruttando “il reattore nucleare che c’è nel cielo” (come lo definisce Musk), ti rendi autonomo dai cazzi dell’emiro di fancullah che deciso di chiudere i rubinetti del greggio perchè il suo cammello preferito oggi soffre di stipsi.
Io credo che allontanarsi in maniera progressiva dall’uso degli idrocarburi, oltre a far scendere il prezzo del petrolio (minore domanda = abbassamento dei prezzi), contribuirebbe a rendere il mondo un posto migliore, perchè si sono combattute fin troppe guerre in nome dell’oro nero.
Il problema sta nel litio…
al momento questo genere di apparecchio fa uso delle batterie a ioni di litio, le stesse che potenziano i computer portatili e gli smartphone.
Queste batterie sono al momento il miglior compromesso tra “densità energetica” (cioè quanti kilowatt possono essere immagazzinati in un chilo di materiale), costi e durevolezza.
Le vecchie batterie al piombo hanno costi minori, ma durano meno anni e da smaltire sono un incubo per l’ambiente.
Il litio fortunatamente è uno dei metalli più diffusi nell’universo e anche sulla terra è ben distribuito, con alcune aree dove si è accumulato maggiormente.
Ho come l’impressione che nei prossimi anni il Chile entrerà nel G8 (magari al posto dell’Italia).
Chiaramente la domanda sta aumentando in maniera vertiginosa, questo farà aumentare i prezzi e renderà “profittevole” trovare altri modi di ottenere il litio che altrimenti sarebbero anti economici.
“hey ma 34000 tonnellate sono niente…”
Facciamo due conti:
Prendiamo per buono il dato di wikipedia, cioè che l’energia immagazzinabile da una batteria agli ioni di litio sia 265 KWh per ogni chilo.
vuol dire che in una tonnellata di batterie possono immagazzinare 265.000 KWh o se preferite 265 MegaWatt per ora.
Con mille tonnellate, ottengo una capacità di 265 Gigawatt ora.
Nel 2013 abbiamo consumato in un intero anno 272,3 TERAWATT di elettricità (ho escluso l ‘autoproduzione). Un terawatt è mille gigawatt, oppure un milione di megawatt oppure un miliardo di watt o se preferite 118 milioni di lavatrici con sporco ostinato 😀
Dividiamo per 365 per avere un consumo medio giornaliero: sono circa 746 Megawatt al giorno.
Ipotizziamo che il consumo sia uniformemente distribuito nella giornata (lo so, è poco realistico) e dividiamo questo consumo in maniera identica sulle 24 ore: sono 31 Megawatt all’ora.
Il risultato è che con 1000 tonnellate di batterie agli ioni di litio, potremmo sostenere il consumo giornaliero di una nazione per (265/31) = 8 ore e mezza. Niente male come gruppo di continuità!
Insomma con 1000 tonnellate di batterie agli ioni di litio, potremmo superare indenni la notte… e questo calcolo include anche la produzione industriale. (mentre non include una progressiva transazione delle auto da idrocarburi verso elettricità).
And one more thing…
Questo è un calcolo alla pene di cane (d’altra perte sono un consulente di marketing, non uno scienziato) ma la ricerca non si è certamente arrestata qua!
Ci sonoottime prospettive per aumentare la densità dell’energia immagazzinata di 10-20-30 volte e forse più!
Inoltre anche la resa dei pannelli è in aumento, con tante tecnologie che stanno cercando di aumentare la resa che ora è in media attorno al 15-16%.
Per tradurlo in termini più semplici, se la resa raddoppiasse (30%), significherebbe che produrre 3KW per ora con energia solare, sarebbe plausibile con 10 metri quadri di superficie.
Tutto bello, ma rischiamo di essere schiavi di Elon Musk?
Un altro aspetto davvero sorprendente che è emerso dalla presentazione è l’intenzione di Elon Musk di condividere con altri produttori le tecnologie in modalità open source!!
Finalmente il sito della mia amica Alessia Merlo è online. Cioè lo è già da qualche mese, ma finchè non me l’ha detto non ci avevo fatto caso.
Alessia è una carissima amica che conosco da diversi anni e che ha finalmente abbracciato la passione per la fotografia, facendolo diventare un lavoro.
Raramente si annunciano i siti al giorno d’oggi, ma considerando che Alessia è puntigliosa a livelli maniacali (è il tipo di persona che spacca il capello usando l’acceleratore di particelle del CERN), penso che sia d’uopo celebrarlo per averlo visto prima della fine delle nostre vite nel 2015.
A quanto pare in questa tornata di votazioni il M5S è stato doppiato dal PD (e gli altri hanno più o meno visto decrementi), lo dice il Fatto quotidiano nella analisi dei risultati, non è una mia opinione.
Ci potrebbero essere tante spiegazioni, anzi ci saranno una infinità di analisi, perchè gli italiani amano la dietrologia, allo stesso modo in cui amano commentare il calcio.
La mia spiegazione parte dal fatto che sono il miglior esperto di internet marketingin Italia in Inghilterra: Facebook vuole soldi.
Cosa centra ?
La semplifico al massimo: il M5S è stato premiato dal fatto che quando è partito, facebook era affamato di contenuti e interazioni utenti, per cui dava grande visibilità ai contenuti che venivano pubblicati. Ora che di contenuti ce ne sono in abbondanza, Facebook ha chiuso i rubinetti della visibilità, vuole essere pagato. L’analisi è stata fatta da un servizio chiamata Edgerank.
Un caso ?
Nel 2012 il m5s era arrivato sul 35%
Nel febbraio 2013 era intorno al 25 %
In queste elezioni è intorno al 21%.
Andrea, ma come si traduce per chi non fa il tuo mestiere ?
Lo semplifico:
I post delle pagine facebook del movimento vengono visti di meno
..quindi meno persone vengono “influenzate” dalle idee del movimento…
…gli indecisi tornano alle idee che sentono più spesso sui giornali o in tv.
E sono gli indecisi a fare il grosso dei voti e a dare la fiducia ad uno schieramento.
Come deve fare il movimento 5 stelle a risollevarsi ?
Prendere dei consulenti di internet marketing che siano aggiornati.
E sperare di avere abbastanza fondi per gestire la campagna amministrativa.
Come sicuramente saprete tutti, facebook ha comprato whatsapp per un gozzilliardo di dollari, abbastanza da comprare la Giamaica, fumo incluso.
In queste 24 ore ha fatto notizia la “fuga” di qualche milione di persone verso una applicazione di messaging alternativa chiamata “Telegram“.
Fuga da whatsapp?
non sono uno di quei tecno-hipster-snob che odiano le cose mainstream o facebook, altrimenti non sarei rimasto su instagram. Però sono stato incuriosito da alcuni aspetti tecnologici che ha l’applicazione:
Sicurezza: i messsaggi sono encriptati
Architettura distribuita e cloud: significa che il sistema è più solido (almeno in teoria)
Api e protocollo gratuito: questo, per i meno tecnici, significa che è possibile costruire applicazioni che sfruttino il sistema, in maniera legittima e agevole.
Gratuito: rispetto agli 89 centesimi di whatsapp mi sembra un fattore irrisorio, ma c’e’ gente pidocchiosa parsimoniosa.
Prova su strada
Visto che c’e’ sia per Android che per Iphone, me la sono scaricata e devo dire che non è davvero niente male.
Tanto per cominciare l’interfaccia è sostanzialmente uguale a quella di whatsapp, mi chiedo se non subiranno problemi legali per questo.
Beh, le persone per ora 😀 visto che l’applicazione accede alla mia rubrica per controllare chi ce l’ha installata, ad oggi 25 febbraio ho solo 13 persone!
Manca l’invio di messaggio audio registrati, che è una comodità enorme quando si guida o quando spiegare le cose a voce è più facile. Credo che sia nella coda delle implementazioni comunque.
Manca un client per telefoni windows, ma probabilmente anche questo è solo una questione di tempo.
Fortunatamente mancano cagate nippofile, alla “Line messenger”, con faccine strane, emoticon stupidi e in generale un senso di imbarazzo per una cultura che ha generato i samurai, i kaiju e i Osamu Tezuka.
Ci sono invece cani e gatti di sfondo nel background predefinito. Perchè non fa mai male.
Concludendo
Boh, siate pionieri e provatela anche voi, almeno siamo di più a scrivere corbellerie 😀
Dopo un paio d’anni di felice convivenza è venuta per l’ora di abbandonare Pulse: per chi non lo sapesse è un sistema di lettura di fonti web, che era una figata: permetteva di raggruppare per interessi e aveva una navigazione velocissima, oltre ad integrare una serie di funzioni di condivisioni decisamente comode.
Beh, da quando è stato comprato da linkedin è diventato una merda: instabile, pieno di articoli sponsorizzati, non è nemmeno allineata la versione desktop con la versione mobile!
Morale
installato feedly ho proceduto a ricrearmi l’elenco dei miei siti che leggo più spesso, perchè ovviamente in pieno stile “micro$oft” non c’e’ modo di esportare l’elenco dei feed. C’e’ voluta una mezz’oretta, ma ora sono a posto e l’applicazione android ha già tutte le fonti sincronizzate.
Voi mi direte “ma leggi ancora i feed nel 2014” ? Si, c’e’ un sacco di materiale che viene prodotto in rete e sopratutto nell’ambito in cui lavoro è necessario stare al passo con i tempi. Ovviamente ho smesso di leggere una certa blogsfera, che si è trasferita essenzialmente a spettegolare su facebook o ha smesso del tutto di bloggare.
Facebook, ultima frontiera. In un viaggio che dura da anni, siamo circondati da una folla di zombie e vampiri che ci asserragliano sul social media più grosso che c’e’. Diciamo le cose come stanno, è fisicamente impossibile essere amici di tutti: alcune persone le abbiamo aggiunte solo perchè sono fighe/fighi ma poi dopo il contatto iniziale ti accorgi che su facebook si lasciano andare alle peggio cose come affermare che la trigonometria è l’unica religione possibile o peggio che le scie chimiche esistono davvero.
Fortunatamente…
Facebook fornisce già diversi metodi per il controllo del brusio, ma voglio proporvi qualche cosa in più, degli stadi intermedi di filtrazione.
Ricordatevi comunque il potere del “blocco” e sopratutto “report spam”. Sono due cose che danno problemi a facebook, il primo perchè a tutti gli effetti “spezza” il social graph che è uno dei valori aggiunti su cui Zuck fonda la sua evoluzione del sistema e il secondo perchè costringe qualche moderatore ad intervenire e a perderci del tempo (che equivale comunque ad un costo aziendale).
Non tutti sono uguali
Ci sono persone che scrivono benissimo e conversano (online) malissimo. Questo perchè si credono portatori della “ragione assoluta (c)” e quindi chi sei tu imbecille che provi a ragionarci cercando di fargli capire che forse ci sono altre idee da valutare ?
Però ti dispiace bloccarli, perchè ogni tanto scrivono delle cose interessanti. Come fare ?
Misurare il fastidio
Se non lo sapete è possibile crearsi delle “liste di amici” (linketto) dentro le quali chiudere (come un ripostiglio) varie persone con le quali avere una conversazione più segmentata: in pratica facendo uno status update se da “public” lo cambio in una lista tra quelle disponibili (oltre quelle predefinite), lo dovrebbe vedere solo il gruppo di persone che ho selezionato io. Il condizionale è d’obbligo con facebook e visto il casino con l’NSA in america non fate affidamento sulla riservatezza.
Ma nessuno ci impedisce di associare queste liste agli “amici” per tenere traccia del livello di fastidio! In questo modo anche dopo settimane o mesi, sapete che siete di fronte ad un recidivo/a.
Livello 1: “ti sto tendendo d’occhio”
Per quanto mi riguarda, chi viene selezionato abbinato a questa lista è perchè non è capace di conversare amabilmente, si fa prendere dalla paranoia oppure è un demente che inneggia alla trigometria o al nazifascimo o allo sport in maniera fanatica o i film di muccino. Il vostro metro di giudizio potrebbe variare. Anche l’invito ad eventi in cui sono distante centinaia o migliaia di chilometri per la sera dopo è uno stimolo a farsi inserire in lista.
A questo livello non ci sono contromisure, è semplicemente un “bookmark del disagio”, quando si hanno mille e più persone tra gli amici comincia a diventare un problema.
Livello 2: “ok adesso piantala”
Qua le cose diventano già più noiose, il disagio è diventato soffocante per cui si viene inseriti nella lista due. Come potete notare è possibile bloccare gli aggiornamenti selettivamente, in questo caso il capibara lamentoso viene solo notificato dei miei status, mentre per il resto non vede niente. Già il fatto di togliere like e commenti dovrebbe funzionare da anestetico, ma non si sa mai.
Ad ogni buon conto procedo a rimuovere la persona dalla mia soglia di attenzione (cioè il diario) con un’opera di blocco dei suoi status. Il principio è che “se non lo so che esiste, non può farmi male, come un albero che cade nella foresta“. Occhio comunque ai boscaioli.
Come si fa ? (ho preso come esempio Andrea Moro, che è un collega Seo che vive in inghilterra. Andrea è in realtà una persona tranquillissima e non è assolutamente limitato).
Step uno (vedere immagine sottostante) premete sul simbolino nell’angolo e poi cliccate su “non voglio vedere questo”.
Step 2: a questo punto possiamo selezionare se nascondere l’autore dello status (il povero Andrea) che non comparirà più nel nostro diario. Se invece si tratta di un contenuto ricorrente che viene ripreso a più non posso (dicesi “virale”) possiamo bloccare la fonte (in questo caso “la banca delle Risate”).
infine possiamo motivare la nostra ragione dell’occultamento.
Facile no ?
Livello tre: “boom”.
in questi casi siamo di fronte ad una persona davvero insopportabile che magari è arrivata a scrivere improperi in privato o semplicemente a spiegarmi perchè la mia idea è sbagliata (!). (oppure è parte di un esperimento, ma io sono un caso a parte).
Block.
Il blocco taglia i contatti, toglie i tag, toglie la visibilità, trancia il social graph. Metaforicamente è come sparargli con un bazooka, magari nel sedere.
Non ci sono notifiche per il block. Non ci sono avvisi che una persona è stata tolta dagli amici. Semplicemente per voi e per lui/lei, smettete di esistere.
controindicazione: se avete amici in comuni, ogni tanto potreste vedere delle conversazioni senza interlocutore.
Se vi continua ad invitare ad eventi: di cui non vi frega nulla, magari il blocco può sembrarvi eccessivo. In effetti anche io la pensavo cosi’… i primi 30 minuti che ero su facebook 6 anni fa. Poi mi sono reso conto che per la maggior parte delle persone siete solo un numero, quindi perchè preoccuparsi “dell’amicizia” di una persona che ti considera solo il risultato della sua attività di marketing ?
Se siete buoni, chiedete di smettere di invitarvi.
No, non è la temperatura, sono i giorni che mancano prima della partenza per Las Vegas, per quello che si annuncia (e si spera) un addio al celibato come mai mi è capitato prima.
Chiaramente non sono io…
Colui che perde la celib…celic… quello che si sposa, ma sono uno dei 5 pazzi che hanno aderito all’iniziativa di Fabiano. (cioè lo sposo si è organizzato l’addio al celibato. Modernità gente, dovrebbero esistere agenzie di viaggi con pacchetti specifici).
Il problema è il caldo
Visto che vorrei portarmi l’abito bello (quello che indosserò probabilmente anche la settimana dopo al matrimonio di Claudia e Fabiano. L’abito è un costosissimo completo scuro, davvero molto stiloso, mi fa sembrare un top manager o un killer della mafia russa, però è in LANA, il che vuol dire che è adatto anche un matrimonio in russia, mentre sopra i 27 gradi io “muoro”.
E le previsioni…
Ecco. 30 gradi di notte. Vuoi che muoro ?
Altre cose interessanti di cui non vi frega nulla
visto che l’organizzazione è partita a giugno, su FACEBOOK, vi lascio immaginare il disastro dell’organizzare un viaggio che alla fine dura TRE NOTTI, dall’altra parte dell’oceano. Ecco.
Per questa, questa e quest’altra ragione ci siamo trasferiti sul mio account basecamp, che è un ottimo strumento per gestire online i gruppi di lavoro. E gli sciamannati che vanno a Las Vegas.
Ivi giunto abbiamo discusso in maniera ordinata delle varie cose. E poi io mi sono dato alcuni to-do da fare.
Tre notti da Leoni ?
Io intanto inizio a pensare a cosa mettere in valigia e andare un pò in paranoia. Ma ora vado a dormire, che domani mattina mi tocca lottare con i pensionati per prendere il biglietto per fare il routinario esame del sangue. Ma di questo magari parleremo un’altra volta.
Sono tornato stamattina alle 8 da un viaggio americano durato una settimana. Sono andato in Florida a Tampa Bay, per una conferenza su Seo e Social media, quindi visto che avevo tenuto dei giorni di ferie da quest’estate, ho attaccato 4 giorni a New York. Originariamente la mia intenzione era quella di approfittare della bassa stagione, del tepore della Florida e della relativa calma del periodo per visitare i parchi tematici di Harry Potter e della Disney (un progetto collassato dell’estate scorsa). Non ho però trovato nessuno con cui andarci, per cui mi sono detto “fanculo i parchi, torno a NYC per la seconda volta nella mia vita”. (la prima era stata intorno al 98)
E ovviamente così ho fatto. Tramite Airbnb (che dio lo benedica) ho trovato un alloggio a Williamsburg, che è una porzione del quartiere di Brooklyn, spendendo circa 60 dollari a notte. Per chi non lo sapesse Williamsburg è una zona hipster all’interno di Brooklyn, quest’area è stata completamente bonificata dal crimine e adesso è una zona che vale tantissimo perchè è solo una fermata di metro (L la linea color grigio) da Manhattan. Oltre ad avere diversi localini deliziosi (che non ho visitato) e dei ristoranti davvero niente male, è particolarmente interessante perchè è davvero silenziosa. Chi ha visitato Manhattan lo sa: auto, clackson, casino, gente che sbraita, negozi, bancarelle. C’e’ un mondo in fermento che sgomita per farsi sentire o anche solo per farsi strada… quindi i decibel aumentano a dismisura.
Williamsburg è ad una ferma di metro ed è pace e quiete: ci credo che gli affitti siano stellari!
Non vi starò a tediare con un diario di viaggio, tanto non li legge nessuno, salvo Paola. 😀
Proteggi i tuoi piedi
Il primo consiglio che voglio darvi e lo capirete anche dai paragrafi successivi è di andare con delle scarpe comode. Non (necessariamente) belle, ma comode, perchè non avrete bisogno di sfoggiare delle superscarpe per fare colpo, già il fatto di essere italiani in visita vi renderà dei semidei interessanti e la gente morirà dalla voglia di fare conversazione con voi se gliene date l’opportunità. Invece avrete da calpestare una indicibile quantità di suolo pubblico, quindi…
Up and down e camminare
Questa è una città che si sviluppa in altezza: la metro ti porta quasi dappertutto in pochi minuti, poi ti sposti a piedi. Muoversi con i mezzi di superficie è lentissimo o costoso: ho preso il taxi la prima notte per arrivare a Williamsburg da Penn Station e mi hanno preso 40 dollari (mancia inclusa).
Ho quindi fatto una metrocard da 29 dollari per una settimana, passaggi illimitati e mi è convenuto anche se sono rimasto solo 4 giorni perchè l’ho presa credo 20-25 volte e ogni biglietto sarebbero stati 2.5 dollari! Ogni tanto ho fatto casa -> spesa a manhattan -> casa per mollare gli acquisti -> e via!
Inoltre è una città che ti sviluppa cosce e glutei, perchè non ha quasi un cappero di scale mobili. Non mi ricordo se nel 98 quando c’ero passato era cosi’, ma credo di si: dubito che abbiano rimosso scale mobili nel frattempo. Insomma con il fatto che le metropolitane si incrociano su diversi livelli, c’e’ da fare scale su scale. E per uscire sono tutte scale non mobili. Non è un caso che venerdi’ sera alle 11 mi sia venuto lo SBRANO (quando si forma un buco nero nello stomaco) e sono andato con la mia amica Manuela che vive li, da Bagelsmith un posto aperto sempre che fa bagel straordinarie.
Insomma se girate parecchio potete condurre una sana attività sportiva per la parte bassa del corpo, dovete solo stare attenti a non mangiare troppe schifezze. Qualcuno ha detto Guacamole al supermercato? Tortilla Chips al sapore di peperoncino e Lime ? ehmmmmm…
Vuoi un kebab?
Una cosa che ho notato ovunque è la presenza costante di venditori di panini “halal-friendly”, insoma cibo per islamisti, che hanno bisogno di carne debitamente macellata. Kebab di ogni tipo e ovviamente anche felafel. Ho trovato sia venditori ambulanti con i carrettini sulla quinta strada (quella elegante per intenderci), sia ristorantini a brooklyn.
21 minuti di lavaggio
ieri ho accompagnato la mia amica a fare il bucato e per 1.5 dollari ha caricato una lavatrice enorme. Era una cosa che ho fatto anche io durante i miei viaggi passati (sopratutto in america), ma quello che mi ha sbalordito è che il lavaggio ci mette 21 minuti. E puoi anche andartene a fare un giro se vuoi o andare nel backyard del lavaggio, in estate, dove hanno delle sdraio su cui puoi metterti a prendere il sole o leggere un libro. Io invece a Rho ho una lavanderia a gettoni che da un anno ha le scritte “prossima apertura” e dovrò andare in auto facendo 5 chilometri. Per fortuna ho un kindle adesso.
Due ponti
Gli americani i ponti li fanno in maniera differente dai nostri. A parte che adesso non ne costruiamo più credo e spero che quello sullo stretto non lo facciano mai, ma loro i ponti li VIVONO.
In questo viaggio me ne sono reso conto il primo mattino quando ho deciso di attraversare il ponte di Williamsburg che collega Brooklyn a Manhattan. Vi anticipo che ho poi anche attraversato il ponte di Brooklyn, ma non c’era traccia di gomme da masticare, quindi non ho idea di come facciano a produrle: ho idea che sia tutto marketing.
Bene, dicevamo, ponti vivibili: questi ponti hanno corsie dedicate ai pedoni e corsie dedicate ai ciclisti. Su quello di williamsburg sono anche su lati separati del ponte quindi la probabilità di cocciarsi contro è zero. E li usano, cacchio se li usano. C’e’ gente che cammina, ciclisti, fotografi hipster con teleobiettivo, insomma fanno parte della città.
Sono anche lunghissimi, quindi evitate di salirci con i tacchi se non volete schiattare.
Il miglior modo di comprendere una cultura passa dallo stomaco
Qua mi rivolgo agli italiani che quando sono all’estero non possono fare a meno di mangiare italiano: statevene a casa. Non andate a NYC, andate in un villaggio turistico. Farete del bene a voi stessi, non torturatevi andando in una nazione che ha solo 300 anni di storia e ha dovuto accogliere una moltitudine di culture per farsene una propria.
Ma se avete un poco di apertura mentale, scoprirete che nyc non ha una sua cucina tipica: le ha tutte. Tutte le cucine del mondo sono tipiche a new york, grazie al fatto che probabilmente ci sono tutte le etnie del mondo. Io per esempio ho mangiato un Ramen assolutamente fantastico ed è un piatto tipicamente giapponese… e in italia un ramen cosi’ non l’ho mai trovato. (se volete: Ramen Setagaya)
Un poco turista e un poco cittadino
Avevo in mente di visitare un sacco di musei, ma alla fine sono andato solo al MOMA che non è stata poi questa gran cosa: forse mi aspettavo una cosa più grandiosa in stile metropolitan museum, ma a parte la sala degli autori del primo 900 non ho visto granchè o forse non mi sono soffermati sugli autori giusti.
In realtà è stato per me più divertente andare a scattare una foto al palazzo di google che c’e’ sulla 14esima strada!
Il paradosso dello squalo
Per il resto è stato come tornare dopo un lungo viaggio e passare del tempo in una seconda casa: sono passati 14 anni dalla prima visita. Quel viaggio è stato il mio primo viaggio fuori dall’Europa e per certi versi è entrato talmente a fondo nel mio DNA che ne ho ancora dei ricordi visissimi (come quando siamo andati a mangiare a Chinatown).
E’ stato bello tornare e rivedere alcune degli scorci di manhattan che ricordavo ed in un certo modo mi ha fatto riflettere.
New York 14 anni fa mi ha fatto un grande regalo: dopo quel mitico viaggio ho sempre guardato oltre l’oceano (metaforicamente, perchè al massimo potevo andare in Liguria a fare queste riflessioni liquide) dicendo a me stesso “quanto vorrei stare dall’altra parte, quante cose potrei fare, quanto sarebbe diversa la mia vita”. E questo mi ha dato, nel corso degli anni, una notevole energia per cercare di portare avanti questo sogno.
Questa volta New York mi ha fatto un altro grande regalo: mi ha ribadito che è importante continuare a muoversi perchè altrimenti come per il paradosso dello squalo, se stai fermo muori.
Questa è stata la mia esperienza e buon viaggio a tutti 🙂