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Era un lunedì sera e dopo il lavoro mi diressi a porta venezia per…

…andare ai corsi lingue estere organizzati dal comune di milano. Era da inizio agosto che pensavo di andarci per fare il corso (base) di Portoghese; perchè portoghese, vi chiederete e sarebbero anche fatti miei, ma questa sera mi sento in vena di scrivere di quello che è capito e che mi ha lasciato abbastanza confuso. Adesso però aggiungo una immagine bizzarra di un gatto per stimolare i curiosoni di facebook.

questo gatto forse non c’entra nulla.

Un lunedì come tanti altri

Uscivo dal lavoro, dalla zona del Ghisallo, è vicino alla metro di Lampugnano se sapete dov’e’, altrimenti non importa. Prendo la Rossa ad Uruguay, perchè c’è molto parcheggio e mi dirigo agli antipodi di Milano, scendo a porta Venezia e chiaramente mi perdo anche se la scuola di lingue è a a 150 metri dalla fermata. Le mappe di google mi salvano e ritrovo la strada, arrivo in via Casati 6 e… faccio la coda.

Si la coda, perchè questi corsi che durano diversi mesi hanno un costo molto abbordabile e quindi sono tremendamente bramati, tanto che di alcuni corsi devi prendere un biglietto e tornare dopo per sapere se c’e’ posto!

Fortunatemente non è il mio caso, io voglio imparare il portoghese e a quanto pare non sembra essere così in overbooking come le altre lingue.

Ma perchè proprio il portoghese?

Perchè lo parlano in Brasile! Il Brasile mi interessa, è una nazione che si sta rapidamente modernizzando, ha risorse, ha iniziativa, è giovane e vitale: vuole crescere. Ci ha sbattuti fuori dal G8, perchè dopotutto siamo un paese di blagheur*.

Voglio vedere se c’è la possibilità di aprire delle operazioni commerciali, anche solo con gli italiani che si sono già trasferiti li (e non sono pochi) ma poi bisogna conoscere la lingua per parlare con gli impreditori locali e per lavorarci assieme.

Inoltre c’è una quantità fenomenale di donne bellissime.

Dopo la coda

..bellissime. Scusate, stavo divagando. Sono quindi arrivato in aula (si tratta pur sempre di una scuola elementare che alla sera ospita i corsi di lingua) e li… mi sono messo in coda, perchè c’erano due persone prima di me. La insegnante ci ha detto che c’erano solo tre posti liberi, uno al corso delle 18.30 (impossibile da raggiungere per me) e uno al corso delle 20 (fattibile).

…senonchè una delle due ragazze che c’era prima di me era li per prenotare anche il corso per il suo marito/moroso che era assente. Quindi in pratica il corso era completo.

L’insegnante ci ha però detto che era possibile che si liberassero dei posti nei prossimi giorni e qua è iniziata la confusione…

Dazed and confused

Andiamo per punti:

  • Quella di stasera era una preiscrizione: in pratica lasciavi i dati, ricevi un bollettino da pagare e dopo il pagamento (entro tre giorni lavorativi) saresti stato confermato.
  • Il corso è di 90 ore, 3 ore alla settimana divise in due lezioni il lunedì e il mercoledì. Sono 7 mesi di impegno ma sarebbe stato possibile farlo.
  • L’insegnante non poteva preiscrivere più persone di quelle previste per non rischiare l’overbooking, ma se alcune persone non avessero pagato, si sarebbero liberati dei posti…
  • …al che ho chiesto se era possibile lasciare un nominativo per essere richiamato, nel caso si fossero liberati dei posti!
  • …su mio invito  l’insegnante ha preso nome e numero di telefono, ma sorpresa-sorpresa, non mi avrebbero richiamato per dirmi se il posto era effettivamente vacante! Dovrei passare venerdi’ prossimo per controllare se c’e’ del posto…

Traiettoria di uscita

A questo punto me ne sono uscito confuso e ho girellato un pochetto per corso Buenos Aires, poi ho recuperato i sensi, ho controllato un posto dove mangiare in zona e sono andato a farmi gyoza e un Tekkadon** al Poporoya. (Grazie Claudia della recensione su yelp che me lo ha ricordato)

L’esperienza al Poporoya è stata divertente, c’era un bordello di gente perchè si tratta di un posto effettivamente molto rinomato per quanto piccolo e gli avventori salutano lo chef “Shiro” per nome, anche se forse sarebbe più educato dire “Shiro-san” .

Mi sono comunque ritrovato al bancone, vicino ad una ragazza di nome Katia, anche lei li per mangiarsi un chirashi (questo è con il salmone). Abbiamo anche conversato un pò sui posti interessanti in cui mangiare cinese e giapponese a Milano, interessante quello che può capitare ad un banco del sushi, devo tornarci.

A conclusione della cena mi sono un dorayaki come dolce e me lo sono felicemente mangiucchiato tornando verso la fermata della metropolitana.

In finire di serata sulla carrozza della metro gli elementi più interessati sono stati una ragazza dal senso molto molto prosperoso con un blackberry e degli ubriachi italiani che prendevano a maleparole tutte le persone vagamente non italiane a dimostrare il fatto che siamo usciti dal G8 per più di una ragione.

/EOF

Note:

* il Blagheur in piemontese è quello che se la tira senza motivo. La “u” è quasi afona se non mi sbaglio e probabilmente la dizione più in voga in canavese è “blagher” con la G molto dura. 

** I gyoza sono tipo di ravioli cinesi (ma con più aglio) e il tekkadon è un piatto con riso ricoperto di fettine di tonno crudo.