Categories
Cose interessanti

Misantropia Parte 2

Riassunto della parte precedente: dopo una eccellente pizza e il relax del “Pueblo”, il gruppo dei superamici si sposta ad una festa di laurea.
E ora la continuazione…

Dal Pueblo ci spostiamo a piedi fino al Rondo’ della forca. Per i non torinesi, e’ un incrocio su un corso, distante 300 metri o poco piu’ dal pueblo. Fa freddo, ma ridendo e scherzando non ci facciamo troppo caso e in pochi minuti giungiamo al locale. Il “gancio” era giusto: ci imbuchiamo alla festa dicendo che veniamo anche noi per la festa dei laureati. Entriamo, posiamo gli indumenti pesanti su un divanetto…
…Ed entro in un tunnel spazio temporale che mi riporta ad una quindicina di anni prima. Discoteca in montagna con degli amici. Luci strobo che si accendono e spengono. Mi sento come Bambi davanti ad un Autotreno in corsa su una strada di montagna ghiacciata.
Nella mia testolina si accendono contemporaneamente diecimila segnali di allarme: il cervello si sta rifiutando di accettare gli stimoli sensoriali che lo stanno subissando.
Attenzione !!! La cellula festaiola si scinde! Alcuni membri spariscono andando a mischiarsi con le decine di altre persone presenti. Il gruppo si fa piu’ stretto e mentre alcuni membri danzerellano un po’ (attivita’ che non ho piu’ praticato da quando ho smesso di fare aerobica latino-americana 6 anni fa) io mi ritrovo a vagare, con la mente sempre piu’ in sciopero selvaggio.
Lentamente mi allontano dal centro della pista, piccoli passettini, per non far inferocire le belve. No, no, non va bene, ragazze non vi dovete avvicinare, perche’ il cerchio di persone si sposta con me! Inutile. Si spostano tutti.
Mi guardo attorno, cercando punti di riferimento.
– Il Buffet: non mi interessa, sono sazio.
– Le altre persone: benche’ ci siano delle donne davvero notevoli (a partire dalle mie stupende compagne di avventura) il bisogno di stabilita’ e’ predominante. Non riesco nemmeno a provare lussuria.
– Il bancone del servizio bar: mi sento la bocca asciutta.
Ad un certo punto Pippoguitar e un altro dei ragazzi ci portano un po’ di bicchieri di spumante. Brut. Poco frizzante. In un bicchiere a calice stretto. Ma perche’ diamine sto analizzando queste cose ? Scambio di brindisi e lo tiro giu’, tanto per fare qualcosa.
E poi inizia il delirio.
Se prima le musiche erano per ballare (attivita’ che mi e’ preclusa per ora), adesso il deejay decide di far partire un campionario TrEsh.
Si comincia con la Carrà e il suo “comèbellofarlamoredatriesteingiu'”. Se la stessa canzone al gay pride mi era parsa festosa e allegra solo l’estate prima(anche perche’ la simpatica massa festante si muoveva all’unisono) ora e’ l’equivalente del “Silenzio” suonato da un trombettiere morente di fronte ad un esercito nemico. E’ il suono della disperazione.
Finisce la canzone, non ho tempo di riprendermi e parte… Renato Zero. E parto anche io.
Fino a quel momento ho cercato con tutte le mie forze di resistere per stare assieme agli altri: dopo le prime note sento solo un rumore di cavi di ormeggio per transatlantici che si spezzano una dietro l’altro. In preda ad uno tsunami di alienamento, corro per primo verso Lilys, adduco una motivazione di “inquinamento musicale”, bacini, bacini a kiara, strette di mano agli altri, corro ai divanetti, mi rivesto e nel giro di un minuto sono fuori dal locale.
Sulla via di casa mi concedo un kebab per tranquillizzarmi; ovviamente mi inzacchero uno dei guanti di lana che ancora adesso ha un odore di cipolle e salsa yogurt.

L’amara riflessione: Credevo che dopo tutti questi anni sarei riuscito a integrarmi con facilita’ in ogni contesto, forte della mia autoironia e del pragmatismo. Non e’ cosi’. Se in un primo momento avevo deciso di dedicarmi ad un semiromitaggio letterario, ora non posso concludere questo proposito. Ho fatto l’errore di confidarmi con una persona (e Wind ci stara’ odiando, perche’ stiamo sfruttando al massimo le promozioni che abbiamo attivato). Beh, come sempre capita, mi ha convinto dell’inutilita’ di un gesto del genere. Che due marroni! Uno non puo’ nemmeno farsi delle seghe mentali che subito gliele smontano…

2 replies on “Misantropia Parte 2”

Gareth, la chiave a stella è uno dei miei romanzi preferiti in assoluto. Forse il più bello mai scritto da Levi.
Il fatto è che adoro come riesce a rendere in italiano perfetto la parlata piemontesizzata di Faussone.

Libro bellissimo, di uno scrittore immenso, la cui abilità scrittoria è oscurata dalla fama di “se questo è un uomo” (peraltro fondamentale, ma per motivi non letterari).

Contiene uno dei ragionamenti più belli e che mi stanno a cuore: provare piacere nel fare il proprio lavoro è una forma di libertà.

E poi, insomma, questo ritratto di un membro dell’èlite operaia: una figura torinese importante, perché la storia del movimento operaio, della sinistra italiana, del sindacalismo, ecc. è stata fatta da tanti “faussoni”. Gente che si è formata una cultura politica ed umana partendo da basi pratiche, senza intellettualismi.

Insomma, bei piemontesi. E modestamente un po’ sono fiero di esserlo pure io (piemontese, non bello) 🙂

hai proprio ragione: ho iniziato a leggerlo e dopo le prime pagine un po’ strane, ora scorre via piacevolmente 🙂
Il provare piacere nel fare il proprio lavoro e’ un concetto davvero illuminato, bisognerebbe ribadirlo piu’ spesso!

Comments are closed.